di Enrico Ganz

Dopo aver scritto l’addendum del 27/2/2021, mi ero riproposto di non aggiungere un solo termine scritto  alla vicenda “Vaccinazioni”, anche considerando che i miei interessi e la mia  competenza professionale sono principalmente nell’ambito della chirurgia gastro-intestinale. Tuttavia, quanto accaduto oggi non può che suscitare un’indignazione tale, che almeno un breve pensiero è inevitabile esprimerlo. Anche considerando che avevo espresso con necessaria discrezione qualche perplessità sul vaccino AstraZeneca nei precedenti scritti; e questo con un po’ di anticipo su quanto poi verificatosi. 

Alle ore 13.30 di oggi, nel corso del telegiornale pomeridiano trasmesso su RAI1, il Presidente dell’AIFA ha comunicato che non è dimostrabile alcun nesso causale tra vaccino AstraZeneca e decessi per trombosi/embolie venose. L’incidenza di trombosi venose tra i vaccinati non è stata, a suo parere, superiore a quella riscontrabile nella popolazione generale. Quindi, il programma vaccinale poteva tranquillamente proseguire. Ma poche ore dopo giungeva la decisione di sospendere cautelativamente la somministrazione di vaccino AstraZeneca sulla scia dell’assennata decisione di Germania, Spagna, Francia e Olanda.  Altre Nazioni sono state in accordo con la decisione. 

Le affermazioni udite tentano di razionalizzare quanto ribadito nei giorni precedenti dal Comitato per la sicurezza PRAC (Pharmacovigilance Risk Assessment Commitee) dell’EMA: “i benefici del vaccino continuano a superare i suoi rischi e il vaccino può continuare a essere somministrato mentre sono in corso le indagini sui casi di eventi tromboembolici” (Fonte: QuotidianoSanità del 11/3/21). Ma queste stesse affermazioni non possono che sconcertarci per il loro negare l’evidenza. Infatti, in generale, trombosi ed embolia polmonare si verificano in soggetti con gravi fattori di rischio, quali tumori avanzati, prolungato allettamento, particolari interventi chirurgici, alterazioni della coagulazione su base genetica, terapia con estroprogestinici. Quindi, è evidente che la comparsa di un evento tromboembolico con esito (più o meno) fatale poche ore dopo la vaccinazione in soggetti apparentemente sani  conduce a ipotizzare un nesso causale tra i due eventi con altissima probabilità. E perciò deve di necessità condurre ad adottare un atteggiamento di prudenza, consistente nella sospensione cautelare delle somministrazioni e nell’elaborazione di un nuovo progetto sperimentale, mirante a valutare gli effetti sulla coagulazione nelle ore successive alla vaccinazione. 

In particolare dovrebbe essere data risposta alle seguenti domande:

– la somministrazione di alte dosi di vaccino causa nell’animale alterazioni della coagulazione?

– la somministrazione di proteina Spike purificata causa nell’animale alterazioni della coagulazione?

– la somministrazione profilattica di un’alta dose di eparina a basso peso molecolare riduce l’incidenza di trombosi in un gruppo di volontari?

Ignorare domande di questo tipo sarebbe segno di disonestà intellettuale. Sarebbe forse giustificabile colui che ignori i decessi osservati dopo vaccinazione, affermando: 

“Il piano vaccinale deve essere salvato a qualunque costo, poiché per qualcuno che muore per le complicanze della vaccinazione AstaZeneca molti di più si salveranno, non contraendo l’infezione”? 

No, non sarebbe giustificabile, perchè in seguito alla vaccinazione sono stati osservati decessi tra soggetti sani, che probabilmente sarebbero sopravvissuti all’infezione, mentre tra coloro che avrebbero la possibilità di sopravvivere per la vaccinazione troveremmo principalmente soggetti anziani con molte comorbilità. 

Ed è forse opportuno sacrificare i primi per i secondi? 

Niente affatto. I secondi potrebbero anche rischiare consapevolmente gli effetti collaterali della vaccinazione AstraZeneca per il potenziale beneficio di una protezione contro l’aggressione del virus; e questo solo nel caso che non fosse disponibile alcun’altra alternativa. I primi devono essere invece invitati a non sottoporsi – anzi, meglio, devono avere la proibizione di sottoporsi – alla vaccinazione AstraZeneca nell’attesa di una migliore definizione del profilo di sicurezza del vaccino.

E’ un imperativo etico ed è una scelta razionale. 

 Il piano vaccinale deve essere comunque proseguito. Ma scegliendo i sentieri più sicuri. Se al momento vi fosse carenza di altri tipi di vaccino, sono disponibili in compenso mascherine FP2/3 e norme di comportamento.  A questo punto, fornite le corrette informazioni,  è opportuno che ognuno faccia la sua scelta e si assuma i suoi rischi.  

Per quale motivo, quindi, il presidente dell’AIFA ha escluso categoricamente e contro ogni evidenza l’ipotesi di un nesso causale tra somministrazione di vaccino AstraZeneca e trombosi?

In proposito mi viene in mente un aneddoto, risalente a remoti tempi in cui sostenni l’esame di Microbiologia nell’Università di Padova. Il professor Meloni, ordinario, era noto per l’avarizia nel concedere votazioni “alte”. Il 27/30 era eccezionale e correva voce che a nessuno avesse concesso il 28, il 29 o il 30. A me diede 28/30, commentando: “Questo è il voto degli intelligenti. E’ il voto che anch’io ho avuto!” Si comprese allora perché, a suo giudizio, il 29 e il 30 erano voti che non potevano essere di principio assegnati. Proprio in quel momento comparve sulla scena il suo collega, un giovane professore associato di Virologia, ora presidente dell’AIFA, e sedette accanto a lui. 

E ora mi chiedo: “Chi tra noi è stato più intelligente nella vita?” Non certo l’autore di questo scritto. Un dirigente rampante sa essere un buon dirigibile ed è accorto nel rappresentare le istanze politiche superiori, qualunque siano in termini etici.

Contrariamente al dirigente rampante, un buon dirigente sanitario non ha la stessa “intelligenza”, essendo sottomesso a un impegno morale. Con conseguenze non sempre positive sul piano professionale. E qui si potrebbe aprire una questione sul ruolo e sul significato della dirigenza in ambito sanitario. Ma questa è già un’altra questione.