di Enrico Ganz
L’anno scorso avrei voluto scrivere una lettera di protesta alla regione Trentino-Alto Adige per la libera circolazione degli orsi, apparendomi questo progetto una follia degna di menti criminali per la prevedibilità di inevitabili incidenti mortali in occasione delle interazioni tra orso e uomo nei gradevoli ambienti silvestri di questa regione. Purtroppo, i molti impegni mi hanno distolto dall’attuare questo proposito. Con tutta probabilità questa mia lettera sarebbe stata di nulla utilità, ma almeno non mi rimprovererei ora una mia grave neghittosità, per non aver protestato contro questo omicidio annunciato, l’omicidio di Andrea Papi, il giovane ucciso alcuni giorni fa da un orso in Val di Sole; un omicidio del quale sono responsabili tutti coloro che hanno elaborato e sostenuto, e che sostengono, il progetto di reintroduzione dell’orso “Life ursus”. Questo aspetto non dovrà sfuggire alla Giustizia, se giustizia vi è.
Qual dovrà essere la soluzione?
Non certo il proporre genericamente la caccia all’orso da parte dei cacciatori o la sua riduzione numerica a 50-60 esemplari, come contemplato nel progetto originario di Life Ursus, ma l’eliminazione radicale dell’orso dal Trentino e dal Nord Italia in generale. Un’eliminazione che deve essere decisa senza indugi e che deve essere attuata dalle autorità competenti, rintracciando nel periodo invernale ogni animale, per abbatterlo.
Nel corso dei secoli si è evidenziato che non è possibile una convivenza tra uomini e grandi predatori e per tale motivo i grandi predatori sono scomparsi dai territori antropizzati dopo un conflitto tra uomo e animale che è durato secoli. La volontà di ricostituire l’originaria fauna è analoga alla follia di colui che volesse restituire al deserto un’area coltivata, per il piacere di vedere l’aspetto originario dell’ambiente in cui vive; o di colui che decidesse di eliminare gli argini di un fiume, sperando di vedere il paese in cui abita allagarsi secondo il naturale corso della eventi.
Nell’attesa che questa questione sia risolta – e dovrà essere risolta – come dobbiamo comportarci?
Il mio consiglio è che chiunque desideri trascorrere una vacanza nel Trentino o anche semplicemente desideri frequentare le sue aree boschive per una passeggiata boicotti questa regione, evitando di frequentarla; o che in alternativa richieda un porto d’armi.
L’obbligo del porto d’armi per coloro che desiderano addentrarsi negli ambienti boschivi dovrebbe essere una delle prime decisioni da parte delle autorità. Vi sono Stati in cui è severamente vietato entrare nel territorio degli orsi bianchi senza fucile. L’orso bruno non ha in generale l’aggressività di un orso bianco; ma nel particolare e in un particolare sfortunato contesto può manifestarla al cospetto di un uomo. In proposito, nulla valgono i consigli degli etologi sul modo di comportarsi con gli orsi, tanto più che questi personaggi non hanno alcuna esperienza consolidata su incontri personali con orsi allo stato libero. E’ evidente che lo stesso correre lungo un sentiero potrebbe scatenare l’istinto predatorio di un orso accidentalmente incontrato. Ogni animale può avere comportamenti imprevedibili e nel caso dell’orso le conseguenze non possono che essere disastrose per un uomo che abbia la sfortuna di incontrarlo in quel momento senza avere in mano un valido strumento di difesa, che non può essere altro che un’arma da fuoco di adeguata potenza.
In conclusione, attendiamo che le autorità ci restituiscano la libertà di percorrere un sentiero di montagna serenamente in un ambiente libero da grandi predatori o perlomeno muniti di quanto serve per proteggersi da un loro attacco. Così come nessuno si inoltrerebbe in alta quota indossando esclusivamente sandali, maglietta e pantaloncini, analogamente nessuno debba trovarsi nella condizione di incontrare un orso privo dell’equipaggiamento utile a contrastarlo in caso di necessità.
Verso un possibile scenario
Qualora si decidesse di non abbattere la totalità degli orsi, dovremo chiederci: qual è l’arma più adeguata da inserire nell’equipaggiamento per le nostre escursioni? Trattandosi esclusivamente di difesa personale contro un attacco l’arma dovrà essere adeguata per un tiro a un bersaglio distante da uno a cinque metri. Nell’esperienza di caccia questa non è una situazione usuale. La più breve distanza di tiro contro l’orso bruno è 30-50 metri: si tratta della tecnica di tiro con fucile in altana, che consiste nell’attrarre il plantigrado con carcasse di animali d’allevamento poste a distanze di 30-50 metri dalla postazione. In questo contesto tra i calibri consigliabili sono citati:
– 7 x 64 Brenneke; 7 x 65 R; 308 Winchester; 30.06 Springfield; 8 x 57 JS-JRS; 9,3 x 62 Mauser; 9,3 x 74 R; 338 Winchester Magnum; 35 Whelen.
Le palle associate a questi calibri devono essere abbastanza dure e pesanti, non < 160 grani per i sette millimetri.
Tra le munizioni sono consigliate: le Swift A – Frame, le Woodleigh, le Nosler Partition, le RWS Tug, KS e DK, Le Norma Oryx, Vulcan e Txp, le Blaser Cdp, le Barnes X – Bullet, le Winchester, le Remington e le Federal con proiettili ad espansione controllata (Benacchi M. L’orso bruno europeo: tecniche di caccia. In cacciando.com).
Detto questo, è evidente che nel corso di un’escursione la pistola sarebbe certamente preferibile per difesa personale rispetto a un ingombrante fucile, consentendo un’azione di difesa anche a distanza di pochi centimetri. Per questa scelta vi è certo meno esperienza; dovranno essere definiti i più opportuni calibri e munizioni, riferendosi non solo a una distanza di tiro tra uno e cinque metri, ma anche alla mole dell’animale: nell’esperienza dei cacciatori, un orso colpito alla cassa toracica da palle di 180 grani con fucili che imprimono velocità di 1000m/s può essere in grado di percorrere 10 metri prima di cedere.
Conclusioni
Mai avremmo voluto arrivare a prendere in considerazione questi aspetti tecnici, ma è lo stesso Stato, la stessa regione Trentino, le stesse associazioni di animalisti che hanno posto le condizioni perché gli italiani, popolo per sé pacifico, debba cominciare a documentarsi e ad armarsi, per difendersi da un’immotivata situazione di pericolo, che si è voluta creare nel proprio stesso territorio; un territorio, nel quale dovremmo avere diritto di muoverci serenamente per una passeggiata tra gli alberi, grati ai predecessori, che avevano provveduto a porre questa condizione, liberando i boschi da lupi e da orsi.
Nel frattempo mai vorremmo che vi fosse la tentazione di un insabbiamento mediatico della questione: si noti, per esempio, quanto è strano che che nell’intero ciclo di notizie e nella rassegna stampa di RAINews24 del 9/4/23 (dalle ore 5 alle ore 6 del mattino) la tragedia di val di Sole non sia stata menzionata, dando risalto esclusivamente, tra altre notizie, alla morte di un italiano nell’attentato di Tel Aviv. E si noti ancora come alcuni giornalisti hanno trasformato la giovane vittima in un “runner”, termine che suona molto meno drammatico di “ragazzo di ventisei anni”…
Manteniamo dunque alta l’attenzione. E manteniamo alta la guardia, se desideriamo ancora fare escursioni nei boschi del Trentino e del Veneto. Purtroppo, armarsi è diventata ora una necessità. E informare i turisti sui rischi di un incontro con un orso alla luce della recente esperienza è d’ora in poi un imperativo etico.
Take home
Un’equilibrata convivenza dell’uomo con la natura non potrà prescindere dall’eliminazione dei grandi predatori nelle aree che l’uomo ha deciso di abitare e di frequentare, se si vorranno evitare altre vittime. Purtroppo, conoscere i comportamenti maggiormente a rischio di suscitare l’aggressività dei predatori e conoscere le aree da loro più frequentate non è sinonimo di sicurezza, come vorrebbero far credere gli animalisti. In generale, in ogni situazione è sempre necessario perseguire il rischio zero, laddove possibile; nel caso dell’orso bruno il rischio zero consiste nella sua collocazione laddove non siano possibili interazioni con esseri umani non equipaggiati per fronteggiarne un attacco (Nota 1). Teniamo ben presente che l’allontanamento dell’orso bruno dai boschi non turberebbe in alcun modo il funzionamento dell’ecosistema, come si evidenzia per il fatto che la sua introduzione nel Trentino non ha apportato alcun miglioramento all’ecosistema silvestre, bensì un peggioramento, per l’essere divenuto l’uomo una potenziale preda in questo contesto.
In compenso, la fisionomia dell’orso è quella di un “simpaticone” (Fig. 1), tant’è vero che che esistono gli orsacchiotti di peluche, per rallegrare i bimbi, e che fu creato un simpatico personaggio per i cartoni animati, l’orso Yoghi dello studio Hanna e Barbera. E’ questa l’emotività che opera in determinate menti, rendendole irrazionalmente indulgenti, fino al punto di sostenere la diffusione di grandi predatori alle porte della comunità umana.
Possiamo perlomeno rallegrarci del fatto che i dinosauri siano inesorabilmente estinti, altrimenti altre tristi sorprese starebbero alla porta, nel nome di un arricchimento dell’ecosistema…
Nota 1 – Il comportamento degli orsi, come riportato dagli esperti, mi ricorda il comportamento del gabbiano in un ambiente urbano. Il gabbiano non attacca esseri di mole magggiore, quale l’uomo; nei suoi confronti adotta la tecnica dello “scippo”: siamo stati testimoni di una pizza portata rapidamente via dal piatto di un turista, di un cono di gelato strappato al volo dalla mano di un passante, di bacche portate via da un cestino esposto al mercato ortofrutticolo di Rialto (Venezia) dopo una rapida discesa e risalita a pochi centimetri dagli uomini. Il gabbiano attacca invece gli uccelli di mole inferiore, ma non sistematicamente: frequentemente cerca cibo in prossimità dei colombi, che si tengono a prudente distanza, come si nota per il loro allontanarsi tanto quanto un gabbiano si avvicina a loro. Ma capita anche che occasionalmente e imprevedibilmente un gabbiano decida di attaccare fulmineamente un colombo, trattenendolo con il becco e colpendolo fino a ucciderlo. Ma infine non necessariamente se ne ciba. Capita anche di vedere il suo attacco a un merlo con la finalità di cibarsi delle sue interiora. E ancora, recentemente abbiamo visto come una tigre ben addomesticata possa azzannare fulmineamente alle spalle il suo amico domatore… Fatte queste osservazioni, è ben evidente che in natura esistono predatori dei quali è prudente non fidarsi, se si è potenziali prede. Nei confronti dell’uomo, l’orso è un tale predatore.