di Enrico Ganz

 

La lacerazione della capsula splenica si osserva più frequentemente dopo traumi addominali e in corso di interventi chirurgici, che comportino trazioni su strutture quali l’omento, lo stomaco e la flessura sinistra del colon.

In passato, queste lesioni erano difficilmente trattabili e frequentemente si doveva risolvere l’emorragia con la splenectomia, non essendovi validi presidi per l’emostasi.

Attualmente, sono disponibili emostatici in forma di gel e di spugne contenenti trombina e fibrinogeno, che sono efficaci in caso di lacerazione della capsula splenica non eccessivamente estesa, ovvero approssimativamente non maggiore a tre cm quadrati della sua superficie. Talvolta essi risultano efficaci anche in caso di lacerazioni superficiali del parenchima splenico.

Illustro qui di seguito due procedure per l’emostasi con questi materiali. La prima è molto efficace nei limiti sopra indicati, ma è necessario conoscerla, avendola acquisita con l’esperienza; la seconda è invece molto istintiva, ma di efficacia limitata o nulla. Il confronto tra le due procedure sottolinea che la manualità chirurgica, pur tesa all’essenzialità dei gesti, richiede un fine e intelligente approccio artigianale nell’atto operatorio.

Attualmente, nell’U.O. di Chirurgia generale di Mestre si utilizza la prima procedura; inizialmente utilizzata dal direttore dell’equipe, fu successivamente pubblicizzata da me tra i miei colleghi, avendola applicata con successo nel corso di un’emorragia splenica, che non si risolveva con il metodo che ho definito “istintivo e deludente”, seppur tradizionale. La procedura che descrivo è ormai collaudata e ha fornito ottimi risultati. La pubblicizzo più diffusamente in questa sede, poiché la mia idea è che la Chirurgia sia il comune patrimonio del meglio che si possa definire con l’esperienza nell’ambito delle indicazioni e delle tecniche operatorie.

 

  1. Distribuire con l’apposito pistone circa 2/3 dell’impasto, contenente gelatina e trombina, sull’area sanguinante a nappo, subito dopo averla asciugata con una garza.
  2. Premere rapidamente, ripetutamente e delicatamente l’impasto sulla superficie con un tampone umido, distribuendolo omogeneamente.
  3. Applicare subito la falda assorbibile, contenente fibrinogeno e trombina. La falda deve essere disponibile sul tavolo dello strumentista all’inizio della procedura, per essere applicata tempestivamente, prima che l’impasto coli verso il basso e che sia dislocato dalla pressione del sangue.
  4. Premere ripetutamente la falda con un tampone umido sull’intera sua superficie, in modo che non rimanga alcuna piega.
  5. Controllare che non vi siano altre lacerazioni.
  6. Applicare il rimanente impasto sui bordi della falda.
  7. Premere delicatamente l’impasto con un tampone umido, distribuendolo omogeneamente lungo il contorno della falda.

 

Presento per confronto un tradizionale metodo di efficacia molto inferiore o anche inefficace:

1.  Applicare l’impasto sulla superficie lesionata.

2. Applicarvi sopra la falda.

3. Applicare sopra una garza intrisa di acqua calda.