ho avuto occasione di leggere il recente comunicato FNOMCeO sulle vaccinazioni. Ho avuto anche occasione di leggere il parere del nostro collega dott. D* M*, che in una lettera aperta ha espresso il suo disaccordo sul documento FNOMCeO relativo ai vaccini.
Ho purtroppo letto anche alcuni interventi del prof. B*, operante in un’Università milanese, del quale un articolo de La Repubblica riporta la seguente frase: “I vaccini sono sicuri ed efficaci, e chi dice il contrario è naturalmente un cretino”.
Un’affermazione gravemente lesiva del decoro professionale. Un’affermazione che offende anche i pazienti affetti da cretinismo.
Noto anche che da parte della FNOMCeO è stata propagandata la convocazione all’Ordine del dott. D*M* con ipotesi di sanzioni disciplinari, sapientemente propagandate, ma che non ci si prende cura del prof. B*, benché nel nome di una generica difesa delle vaccinazioni egli offenda pubblicamente pazienti e colleghi, venendo infine invitato in studio televisivo RAI, per discutere sul tema “Vaccini”, con l’accortezza di anteporgli in funzione dialettica non un medico, ma un conduttore televisivo.
Evidentemente si temeva che potessero emergere pubblicamente gli aspetti dialettici della questione, qualora affrontata tra persone competenti.
Ma non entro nel merito della maggior parte degli aspetti in causa nella questione “Vaccini”, per la quale la mia specialità in ambito chirurgico non mi richiede il massimo della competenza; ne sottolineo solo uno, di particolare importanza: purtroppo si constata che il comitato responsabile del documento FNOMCeO sui vaccini non ha rispettato l’articolo 55 del Codice deontologico:
“Il medico promuove e attua un’informazione sanitaria accessibile, trasparente, rigorosa e prudente, fondata sulle conoscenze scientifiche acquisite e non divulga notizie che alimentino aspettative o timori infondati o, in ogni caso, idonee a determinare un pregiudizio dell’interesse generale.”
Sul tema della vaccinazione nel portale dell’epidemiologia per la Sanità pubblica (Istituto Superiore della Sanità) si legge:
“È necessario continuare a mettere in atto strategie comunicative in grado di fugare i dubbi dei genitori, ascoltarli con attenzione, manifestando comprensione per le loro perplessità e per le loro paure, e illustrare con chiarezza e, possibilmente, dati alla mano, i danni causati dalle malattie e i rischi derivanti dai vaccini.”
Nel documento FNOMCeO sui vaccini questo secondo aspetto è pesantemente svalutato. Già molti mesi fa avevo segnalato l’inappropriatezza del documento, laddove è scritto “I vaccini hanno raggiunto un grado di sicurezza assolutamente tranquillizzante (…)” e “Le risposte alle più frequenti domande inerenti la somministrazione contemporanea di più vaccini, l’assenza di effetti negativi sul sistema immunitario e l’assoluta mancanza di legame tra le vaccinazioni e altre malattie sono rigorosamente soddisfacenti”.
Come si può notare, in primo luogo nel documento si correla “l’assolutamente tranquillizzante” alle metodologie produttive, che pochi mettono in dubbio. Introdotta un’idea di “tranquillità” correlabile ai vaccini, si lascia intendere che i vaccini non hanno effetti collaterali. Non lo si afferma direttamente, ma con una circonlocuzione, che evidentemente ha un suo preciso significato, considerando che questa figura retorica è utilizzata in sostituzione della più semplice affermazione diretta.
In sintesi, in questo percorso espositivo dapprima si associa al vaccino un’idea di tranquillità, poi si nega indirettamente che la somministrazione dei vaccini possa essere associata a effetti collaterali significativi.
In un altro passo del documento si contrappone all’altamente improbabile rischio di reazione avversa da vaccino il vantaggio certo di non contrarre una grave malattia grazie alla vaccinazione …
Ve lo dico schiettamente: non vi è onestà intellettuale in questa modalità di esposizione.
Sappiamo bene che attualmente in Italia il medico ha il dovere di presentare chiaramente benefici, rischi, sequele e menomazioni di ogni procedura terapeutica che egli propone. Il consiglio medico di assumere una sostanza per scopi terapeutici o profilattici non può prescindere dal dovere di fornire contemporaneamente una corretta, sincera, esaustiva informazione sui rischi, anche infrequenti, che ne possono derivare.
Inoltre: è proprio vero, come affermato nel documento, che i vaccini evitano con certezza di contrarre la grave malattia contro la quale sono utilizzati? O non è forse più corretto affermare che essi riducono il rischio di contrarla?
Trasmettere tanta sicurezza sull’effetto dei vaccini è imprudente, potendosi ridurre l’attenzione sull’importanza di altre misure preventive.
Rinnovo perciò l’invito a ritirare con sollecitudine il documento, pubblicato nel sito FNOMCeO, e a revisionare gli aspetti che vi ho indicato. Il che non significa venir meno all’impegno di sottolineare i benefici individuali e sociali della vaccinazione in determinate condizioni e di divulgare l’erroneità di certe credenze su determinati effetti collaterali dei vaccini, non provati dagli studi scientifici.
Infine, per quanto riguarda il vostro recente comunicato, che cita serenamente l’articolo del quotidiano La Repubblica, con titolo “Speriamo che sia femmina”, riferito a una presunta migliore qualità professionale delle donne medico, noto con meraviglia che la FNOMCeO non ha preso posizione contro il quotidiano. Anzi, nel comunicato stampa FNOMCeO è utilizzato il termine “constatazione”, facendo intendere la significatività del risultato pubblicato da JAMA nell’articolo, citato da La Repubblica, “Comparison of hospital mortality and readmission rates for medicare patients treated by males vs female physicians” di Y. Tsugawa e altri autori. Si potrebbe dunque ragionevolmente supporre che vi siate limitati a leggere l’articolo pubblicato su “La Repubblica”, fidandovi incautamente del giornalista. Se aveste più appropriatamente letto l’articolo scientifico in questione, avreste potuto rilevare le modestissime differenze percentuali riportate (11,07 vs 11,49% per mortalità post dimissione e 15,02 vs 15,57% per le riammissioni ospedaliere), riferibili a fattori non chiaramente correlabili a una maggiore accuratezza professionale del genere femminile rispetto a quello maschile.
Se invece aveste letto l’articolo scientifico, vi chiedo: per quale motivo avete considerato rilevante comunicare la notizia senza contestare al direttore del quotidiano l’appropriatezza del titolo, che appare offensivo e portatore di un messaggio discriminatorio analogo a quello che è proprio dell’ideologia razzista? Non è forse compito dell’Ordine dei Medici tutelare la dignità dei suoi iscritti? O forse, avendo ritenuto accettabile il titolo del giornale, volete dirci di approvare un’ideologia fondata sulla discriminazione tra generi?
Per questa ideologia potremmo coniare il termine “generista”, sulla falsariga di quella “razzista”.
Il pensare “Speriamo che sia femmina; oppure, il pensare: “Speriamo che sia maschio” possono essere leciti solo per un futuro genitore o per una futura genitrice: sentimentalmente è naturale poter concepire una fugace e poco impegnativa preferenza sul genere del proprio nascituro. Lo “Speriamo che sia …” non dovrebbe invece comparire serenamente su un foglio culturale.
Ben sappiamo che le differenze di genere esistono. Per esempio, in ambito chirurgico si può osservare che la maggior parte delle donne medico non ha una particolare motivazione ad eseguire interventi chirurgici maggiori, per quanto talora esse possano dichiarare di essere motivate ad eseguirli. Forse, all’atto pratico, ne avvertono la fatica. La motivazione per eseguire questo tipo di interventi è invece maggiore nel genere maschile.
Ma il dato saliente, che appare anche “a vista”, al di fuori dei decimali di percentuale sui risultati, è il seguente: nel momento in cui ciascun professionista sceglie secondo le sue attitudini, la qualità professionale non appare prediligere un determinato genere.
In conclusione, rattrista dover fare queste considerazioni e non ci resta che sperare su un miglioramento della qualità dei Vostri futuri scritti.
Distinti saluti
Dott. Enrico Ganz
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