Il Padre Nostro

Immagini nella luce di una preghiera

“Venga il tuo regno”

λθέτω βασιλεία σου·

 

Il Giudizio Universale

Olio su tela

160,20 cm x 200,20 cm

 

Il criterio ritenuto valido da Gesù per l’accesso al regno di Dio al termine della vita terrena fu indicato nella parabola del Giudizio universale:

“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.(…) [34]Allora dirà (…): Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. [35]Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. [37]Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? [38]Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? [39]E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? [40]Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”  (Mt 25, 34 -40).

Dunque, egli espresse l’idea che un uomo è degno del regno di Dio se è pronto a rivolgere il pensiero e l’azione verso gli umiliati e gli offesi della vita; se è disponibile come il Buon Samaritano – noto personaggio di una sua parabola – a interrompere il suo viaggio di affari per prestare soccorso al sofferente incontrato sulla via, fornendogli quanto occorre per superare il suo disagio. Se è dunque disposto ad anteporre l’amore per il prossimo ai personali averi.

In questa parabola non si afferma che nel giorno del Giudizio universale agli uomini sarà chiesto conto della fede o del mestiere svolto in vita o della Chiesa d’appartenenza; si afferma piuttosto che sarà accreditato l’amore espresso: chi ha rivolto lo sguardo e la mano al sofferente sarà invitato nel regno di Cristo per essere elevato alla Sua grandezza spirituale nel Padre e nello Spirito Santo. Così anche saranno invitati i sofferenti e gli afflitti con i quali Gesù ha voluto condividere l’esperienza nel mondo.

Esprimerei il pensiero della spiritualità cristiana, come emerge da questa parabola nel seguente modo:

“Gesù ci è d’esempio: ha offerto sé stesso per la remissione dei nostri peccati. Di questo è simbolo il calice di vino offerto nella sua ultima cena. Come il Samaritano della sua parabola ha offerto vino, olio, panni e denaro al ferito incontrato sulla strada, Egli si è sottomesso a Dio, obbedendo a quanto Gli era chiesto per aiutare noi a essere redenti dal peccato. Egli stesso è dunque il Buon Samaritano che incontra noi, offrendosi per la nostra salvezza all’umiliante vicenda del Calvario, secondo la volontà del Padre. Analogamente noi saremo degni di Lui, se saremo Buoni Samaritani secondo le nostre possibilità nelle occasioni della vita. In queste occasioni incontreremo Cristo, perché Cristo è anche il Sofferente che nell’attualità della nostra vita chiede soccorso a noi nell’umanità umiliata e offesa. Un’umanità della quale è anche un Buon Samaritano per il nostro buon agire.”

Richiamando antichi testi cristiani, J. Ratzinger offre una sintesi del pensiero cristiano sulla venuta del Signore. La sua prima venuta è stata nella carne e nella debolezza. Attualmente egli viene in spirito, come è rivelato nel vangelo di Giovanni: “Se uno mi ama, osserverà le mie parole e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso lui” (Gv 14, 23). Questa è l’epoca in cui il cristiano può esprimere la sua fede, il suo amore e la sua speranza dicendo “Maran atha”, ovvero “Il Signore è venuto” e “Marana tha”, ovvero “Vieni, Signore”. E’ l’epoca della vigilanza, richiamata allegoricamente nella parabola delle vergini savie e delle vergini stolte, rappresentata al termine di questo ciclo pittorico. E’ l’epoca in cui “Venga il tuo Regno” è richiesta del fedele che non può prescindere da una sua vigilanza e da un suo amore fattivo (“se uno mi ama, osserverà le mie parole …”), perché un anticipo del Regno definitivo si stabilisca già nel presente a partire dalla stessa volontà del fedele. Infine, vi sarà la terza venuta, che è nascosta nella mente di Dio.

“La domanda “Venga il tuo Regno …” (Mt 6,10), che Gesù pone all’inizio del Padre Nostro, non rappresenta per il cristiano una via di fuga innanzi a un presente che talvolta può anche essere faticoso. Al contrario lo invita a compiere oggi qualcosa di concreto e reale proprio attraverso una vita di fede più attenta e generosa con la quale, rispondendo alla grazia, entrare nel nostro presente comunicandogli un respiro d’eternità, considerando anche i piccoli semi di verità e giustizia che troviamo intorno a noi.” (dalla lettera del patriarca di Venezia Francesco Moraglia in occasione dell’apertura diocesana dell’Anno della Fede, 2013).

Ricordiamo quanta importanza Gesù attribuiva al progetto terreno di un “regno di Dio” fin dall’inizio della sua predicazione: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo (Mc 1,15). Sono inoltre narrate nei vangeli una serie di parabole note come “parabole del Regno”: Mc 4, 1-34; Mt 5, 15; Mt 13, 1-52; Lc 8, 4-21.

Ma quali era il territorio di questo regno? 

Per comprenderlo, è di un certo interesse l’episodio noto come “Le tentazioni nel deserto”, narrato nei vangeli di Matteo e di Luca (Mt 4, 1-13; Lc 4, 1-11). Narrano i due autori che prima di iniziare la sua predicazione tra le genti, Gesù si ritirò nel deserto, per essere tentato da Satana. Satana fece tre proposte: di mutare i sassi in pane; di gettarsi da un precipizio, per godere dell’aiuto divino nella caduta; di adorarlo, per ottenere in ricompensa i regni del mondo. A queste proposte Gesù oppose la sapienza delle Sacre Scritture, rispondendo nell’ordine: 

– “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

– “Non tentare il Signore Dio tuo”.

– “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”. 

In questo desolato luogo il profeta si era ritirato dopo essere stato battezzato da Giovanni il Battista nel fiume Giordano. Nel battesimo Gesù aveva preso coscienza di essere “figlio di Dio” e di avere quale missione l’esercizio di un insegnamento itinerante, utile per introdurre nel “regno” di Dio gli uomini che avesse incontrato giorno dopo giorno. Il passo successivo fu di trasferirsi nel deserto, luogo privo di ogni elemento mondano gratificante il corpo e la mente, spazio vuoto nel quale definire nitidamente il suo rapporto con l’elemento divino.

Nelle risposte di Gesù al diavolo appare ben sottolineata l’importanza del distacco dagli interessi mondani nella spiritualità cristiana. “O Dio, o l’idolatria per la ricchezza, per il profitto” dirà Gesù, come riferitoci in un passo del Vangelo di Matteo (Mt 6, 24), per indicare una scelta netta tra due antitetici percorsi spirituali, che ognuno può scegliere nella vita. Ma uno solo tra i due consente al cristiano di definirsi tale, per essere nel “regno di Dio”. In questa scelta non vi è opportunismo; è questione di attrazione sentimentale per la figura del Cristo e per il suo insegnamento; e vi concorre un innato sentimento di giustizia, che forse risiede in qualche particolare assetto genetico. 

Anche questo sentimento di giustizia è uno dei codici di accesso al regno di Dio nella visione di Gesù, come è ben evidenziato nel cosiddetto “Discorso della montagna”. 

Il discorso della montagna è un importante documento del cristianesimo, rintracciabile nel vangelo di Matteo (Mt, 5-7). Si è ritenuto che il Cristo abbia tenuto questo discorso su un’altura contigua al lago di Tiberiade (detto anche “lago di Galilea”). Attorno alla parte meridionale del lago vi sono modeste alture con scarsa vegetazione, facilmente visualizzabili tramite GOOGLE maps. E’ verosimile che in questi luoghi il maestro abbia avuto occasione di parlare davvero a discepoli e folle, ma il brano noto come “Discorso della montagna” potrebbe rappresentare una summa dei punti salienti della sua predicazione, espressi in tempi e in luoghi diversi della Galilea e della Giudea, piuttosto che essere la fedele registrazione della voce di Gesù in una precisa giornata. La stessa collocazione di Gesù sul monte sarebbe simbolica, finalizzata a sottolineare l’analogia tra Gesù e Mosè: come sul monte Sinai Mosè ricevette la Legge da Dio, così Gesù, figlio di Dio, volle trasmettere la sua “Legge”. Una legge che è conferma dei cosiddetti “Dieci comandamenti”, ma che è anche nuova legge per il netto superamento dei fondamenti etici dell’antica legge mosaica: non più timorosa osservanza di precetti, per un tornaconto nei rapporti con il divino, ma in primis la legge dell’amore filiale tra uomo e Dio e dell’amore fraterno tra gli uomini. Ed è una legge tanto semplice, quanto fondamentale, riassumendo comunque in sè i classici dieci comandamenti. 

Parte di questo discorso è riportato con sfumature differenti anche dal vangelo di Luca, ma in questo caso Gesù parla in pianura. Il discorso è quindi noto come “Discorso della pianura”. Gli ascoltatori e i lettori del vangelo di Matteo erano ebrei, quindi più sensibili a percepire il simbolismo della montagna, che riconduceva alla grande figura di Mosè. Il vangelo di Luca era indirizzato ad altri popoli, per i quali la collocazione geografica del discorso non aveva un particolare significato in termini simbolici. 

Come è stato osservato, il “Discorso della montagna” rappresenta “la Carta costituzionale” del cristianesimo. Certamente orienta a comprendere quali fosse il movente sentimentale di Gesù, quando proclamava “Il regno di Dio è vicino”: è ben evidente il suo desiderio di condurre a sè, verso una dimensione divina:  

– gli umiliati, gli offesi e gli afflitti, coinvolti nelle intricate vicende di questo mondo, soccombenti, pur senza colpa; 

– coloro che agiscono con sentimento di giustizia, di benevolenza e di misericordia, parchi nel godere dei beni di questo mondo, per non perdere l’affetto in Dio Padre, e disposti nelle difficoltà a “entrare per la porta stretta”, ovvero disposti a rinunciare a quegli opportunismi che siano adatti a ottenere vantaggi mondani per sé, seppur con altrui danno. 

 

Fonti evangeliche

Mt 4, 1 – 11 

Le tentazioni nel deserto 

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per esser tentato dal diavolo. 2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame. 3Gli si accostò allora il tentatore, dicendogli: «Se sei figlio di Dio, muta questi sassi in pane». 4Ma Gesù rispose: “Sta scritto: 

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

5Allora il diavolo lo condusse nella città santa fino al pinnacolo del tempio 6e gli disse: “Se sei figlio di Dio, gettati giù, poiché è scritto:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non accada che neppure il tuo piede urti contro un sasso”.

7Gesù gli rispose: “E’ anche scritto:

Non tentare il Signore Dio tuo”.

8Di nuovo il diavolo lo condusse su un monte molto alto, gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9“Io ti darò tutto questo, se, prostrandoti, mi adorerai”. 10Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! E’ scritto:

Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”.

11Allora il diavolo lo abbandonò e gli si accostarono angeli, per servirlo.

Mt 5 

Incipit de “Il discorso della montagna

1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

5Beati i miti, perché erediteranno la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricom- pensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. 18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

 

Composizione del dipinto “Il Giudizio universale”

Cristo si manifesta tra le nubi in un’atmosfera metafisica che accoglie i beati alla Sua destra e i dannati alla Sua sinistra. I dannati mostrano atteggiamenti violenti, i beati rivolgono le mani verso Cristo, da questi corrisposti, poiché, come indica la Sua mano sinistra, hanno espresso in vita lo spirito del buon Samaritano, rappresentato all’angolo inferiore sinistro del quadro.

A sinistra (alla destra di Cristo) un flusso di acqua, versata da un angelo, disseta il Cristo e altri uomini, risolvendosi in una pozza da cui il Samaritano attinge per detergere le ferite del viandante aggredito dai banditi.

Al margine sinistro del dipinto un albero privo di foglie si piega verso l’acqua con un’attrazione simile a quella dell’uomo seduto accanto, che tende la mano per raccoglierne le gocce. Questa analogia di comportamento tra albero e uomo introduce la similitudine rintracciabile nel salmo 1: l’uomo giusto è nutrito dalla Parola di Dio come un albero che, piantato lungo corsi d’acqua, porta frutto. In questa allegoria “l’acqua è la Parola di Dio, in cui il giusto fa calare le radici della sua esistenza.” (J. Ratzinger “L’infanzia di Gesù” – Ed. Rizzoli, 2012; pag. 50) e il Buon Samaritano, esempio di uomo giusto, vi appare immerso.

A sinistra del Cristo un flusso d’acqua si esaurisce nel deserto, dove anime malvagie affondano nell’Inferno tra lembi di fiamma: figurativamente un luogo di tormenti fisici, ma teologicamente “spazio” spirituale in cui si manifesta il tormento stesso e la noia di esistere nell’eternità di una dimensione dove non ha dimora l’amore. Un angelo suona la tromba del Giudizio Universale, un altro angelo (l’arcangelo S. Michele) valuta i peccati su una bilancia, simbolo della Giustizia, e nega ai dannati l’accesso al Paradiso. Al centro San Pietro veglia in posizione di riposo sul grande evento al termine del cammino terreno della cristianità. Su tutti veglia Dio, non rappresentabile, simboleggiato dal colore ocra dorato dello sfondo. La serenità dei beati è indicata dal colore azzurro, che corrisponde al colore dell’acqua, simbolo di vita.

 

Fonti evangeliche del dipinto “Il Giudizio universale”

– Mt  24, 1-3; 25, 31-46

– Lc 10, 25-37

Mt  24, 1-3; 25, 31-46 

Il giudizio finale

 [1]Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. [2]Gesù disse loro: «Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata». [3]Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».

[4]Gesù rispose:

“(…) [31]Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. [32]E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, [33]e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [34]Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. [35]Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. [37]Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? [38]Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? [39]E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? [40]Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. [41]Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. [42]Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; [43]ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. [44]Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? [45]Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. [46]E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna”. 

Lc 10, 25-37 

Parabola del buon Samaritano

[25]Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». [26]Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». [27]Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». [28]E Gesù: «Hai risposto bene; fai questo e vivrai».

[29]Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». [30]Gesù riprese:

«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. [31]Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. [32]Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. [33]Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. [34]Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. [35]Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. [36]Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». [37]Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Vai e anche tu fai lo stesso».

 

Fonti bibliche del dipinto “Il Giudizio universale”

Salmo 1:

1]Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
[2]ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.

[3]Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.

[4]Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
[5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.

[6]Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

Libro del profeta Malachia (3, 19-20a):

(19)Sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice, né germoglio. (20)Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.