Fig. 1 – Luger 06/29 – Evidenziato il meccanismo a ginocchiera che controlla il movimento dell’otturatore

di Enrico Ganz

 

La Luger 06/29 è una storica arma corta semiautomatica in calibro 7,65×21 messa a punto nel 1929 in Svizzera dalla Waffenfabrik Bern, quale variante di un precedente modello prodotto su licenza dell’azienda tedesca DWM per le Forze armate della Svizzera. Nel 1933 l’arma fu consegnata all’Esercito svizzero. 

Il modello 06/29 deriva dalla Luger 1900, progettata dall’ingegnere austriaco Georg Luger e prodotta a partire dal 1900 dall’azienda tedesca DWM per l’Esercito svizzero, successivamente fornita anche all’Esercito tedesco. I pezzi forniti all’esercito svizzero presentavano sulla camera di cartuccia il marchio di una croce nel sole e una sicura dorsale. Ben presto in Germania si volle sostituire il calibro 7,65×21 con il calibro 9×19; di conseguenza il modello 1900, che era in calibro 7,65×21, fu presto sostituito dal modello 1902 in calibro 9×19. In Svizzera si preferì l’elevata precisione di tiro a quel tempo fornita dal calibro 7,65×21, sicchè rimase in dotazione il modello 1900, sostituito nel 1906 dal modello 1900/06, caratterizzato da modifiche dell’otturatore, della molla di recupero, del percussore, dell’estrattore e dei nottolini. 

Nel 1914 l’azienda DWM sospese le forniture alla Svizzera, per destinare tutta la produzione armiera alle Forze armate tedesche, impegnate nel conflitto. La Waffenfabrik di Berna ottenne allora la licenza di produrre pezzi in proprio. Il primo modello svizzero fu la Luger 1906/24, che, rispetto al modello fornito dalla DWM all’Esercito tedesco, presenta una sicura dorsale. I pezzi furono distribuiti all’Esercito svizzero nel 1918. 

Nel 1929 la Waffenfabrick Bern progettò il modello 1906/29, che era al contempo più economico e lievemente migliorato rispetto al modello 1906/24. Fu fornito in dotazione all’Esercito svizzero nel 1933. Le modifiche introdotte dalla Waffenfabrik comprendono l’eliminazione delle decorative zigrinature su alcuni elementi dell’arma, l’eliminazione della curvatura sul profilo dell’impugnatura nella porzione anteriore e inferiore, modifiche sul versante interno della piastrina di scatto, semplificazione del percussore, modifica del grilletto, sicura dorsale più lunga, tacca di mira a U. La distribuzione all’Esercito svizzero iniziò nel 1933 e si protrasse fino al 1946, quando nelle Forze armate svizzere si decise di provvedere alla sostituzione della Luger con un’arma corta, che avesse caratteristiche al passo con i tempi: il calibro 9×19, ormai ampiamente affermatosi in ambito militare rispetto al calibro 7,65×21, la minore incidenza di malfunzionamenti e il minor costo di produzione rispetto alle Luger. Infatti le Luger potevano vantare la loro precisione a patto che ogni singolo componente fosse appositamente rifinito per una determinata arma in lavorazione. Al fine di garantire questo obbiettivo nella Waffenfabrik di Berna i più importanti componenti delle Luger erano contrassegnati con la matricola dell’arma per cui erano stati rifiniti. 

Fig. 2 – SIG P m49 appartenuta all’HTK danese

Tuttavia, il pensionamento della Luger non fu infelice. Si profilava l’ingresso della SIG, arma semiautomatica a chiusura singola con corto rinculo, che offriva ottima precisione nel tiro. Nel 1949 la SIG 9mm P m49 iniziò la sua avventura con un lotto destinato a due reparti delle Forze armate danesi e al termine del 1949  iniziò a sostituire progressivamente le Luger in Svizzera. 

Ma le Luger 1906/24 e 1906/29 non terminarono la loro esistenza chiuse nei cofanetti dei collezionisti o negli armadi degli ex soldati, che al termine del servizio militare le acquistavano, ricevendole con l’obbligatoria P (Privat), indicativa di “privatizzazione”, segnata sulla guardia del grilletto: questi modelli continuarono e continuano tuttora a circolare nel Centri di tiro come prestigiose armi da tiro, per precisione pari, se non superiori, alle SIG. 

Pari o superiori? 

Non è agevole rispondere, essendo numerosi i fattori in gioco. Se si volesse porle a confronto, si dovrebbe decidere quale confronto effettuare, essendovi sul versante Luger svizzera i modelli 1906/24 e 1906/29, che dovrebbero essere sostanzialmente sovrapponibili, e sul versante SIG il modello 9 mm Pm49 con tacca di mira fissa e il più tardivo modello sportivo P210-6, che presenta ridotta resistenza di scatto e tacca di mira regolabile in alzo e in deriva. Inoltre, volendo rimanere fedeli all’iniziale progetto dei due modelli, il confronto avverrebbe tra due calibri differenti. Infatti, per quanto le SIG accettino anche canne in calibro 7,65×21, la loro iniziale progettazione è stata finalizzata al calibro 9×19. Tuttavia si è notato che esse funzionano molto bene anche con canne in calibro 7,65×21, non previste nella dotazione militare. Si deve dunque decidere se il confronto tra Luger e SIG abbia lo scopo di valutare quale sia stata storicamente l’evoluzione nella precisione di tiro nella transizione tra l’una e l’altra in ambito militare, quindi tra Luger in calibro 7,65×21 e SIG in calibro 9×19, oppure quale sia la differenza nella precisione di tiro nell’adattamento di queste armi ex militari per l’attività sportiva. In questo secondo caso è certamente preferibile confrontare la Luger 06/29 con una SIG fornita di canna in calibro 7,65×21, non potendosi certo aspettare che il calibro 9×19 possa essere superiore al calibro 7,65×21.

Il mio interesse era il confrontare le due armi in un’ottica sportiva nei limiti consentiti dal regolamento del Campionato ex ordinanza. Perciò, ho scelto di inserire nella SIG una canna in calibro 7,65×21 lunga 12 cm. In secondo luogo, ho ritenuto opportuno uniformare le resistenze allo scatto: sul piano sportivo non sarebbe accettabile un confronto tra una Luger, che presenta una resistenza allo scatto > 3000 grammi con una SIG, che presenta una resistenza allo scatto nettamente inferiore. 

 

Fig. 3 – Tacca di mira e mirino di una Luger

 Un confronto preliminare

Un primo confronto tra la Luger 06/29 e la SIG P m49 può essere effettuato con prove di scatto a vuoto. 

Se si prova a mirare con l’una e con l’altra, emerge chiara la migliore visibilità del mirino SIG, più ampio. La sua ampiezza è adeguatamente rapportata alla messa a fuoco dell’occhio, per mirare a un disco con diametro di 20 cm alla distanza di 25 metri. Tuttavia, alla distanza di 50 metri appare preferibile il sottile mirino Luger, se si punta la mira su un disco con analoga dimensione: a questa distanza il disco appare come un punto largo quanto il mirino della SIG, mentre il mirino Luger vi può puntare meglio al centro della sua base, ovvero a ore 6. 

La Luger ha un più favorevole baricentro, trovandosi la sua massa maggiormente concentrata sopra le mani che la sorreggono, mentre al davanti delle mani vi è solo la sottile canna. La SIG ha invece una maggior massa al davanti delle mani: carrello, canna, molla e asta guida-molla: parte dell’energia muscolare è spesa nel contrastare l’inclinazione del complesso carrello/canna in basso e questo può interferire con una fermo sostegno dell’arma.  

Anche la forma del grilletto può incidere sulla precisione del tiro: è più largo sulla Luger, fornendo la netta impressione che sia minore il rischio di spingerlo lateralmente con il dito in fase di scatto. L’originaria resistenza allo scatto è invece decisamente a favore della SIG, ma su questo aspetto si può, anzi, si deve intervenire. Per una finalità sportiva è del tutto improponibile che l’originaria resistenza di una Luger sia tale da essere vinta “a tutta forza” con il dito. Se si vuole effettuare una prova di confronto è necessario ridurne la resistenza perlomeno a 1700 grammi, valore che considero il massimo accettabile per un uso sportivo. 

 

Fig. 4 – Rosate ottenute in appoggio alla distanza di 25 metri  con una Luger 06/29 (in rosso) e con una SIG P m49 dotata di canna in calibro 7,65×21 (in blu). Velocità subsonica

 La prova

Per ottenere un più chiaro orientamento, ho messo a confronto una Luger 06/29 con una SIG P m49 fornita di canna in calibro 7,65×21, lunga 12,0 cm in condizioni pari al nuovo. La canna della Luger 06/29 era ovviamente in calibro 7,65×21 con lunghezza di 12,0 cm, fissa, non intercambiabile; presentava una rigatura “al 90% dello stato originario”, come indicatomi da un esperto. La resistenza allo scatto è stata ridotta da 2100 grammi a 1500 grammi nella SIG e da > 3000 grammi a 1300 grammi nella Luger. 

Nella prima prova per entrambe le armi sono state utilizzate cartucce ricaricate composte da bossolo PPU, innesco Small Pistol Fiocchi, palla H&N ramata 86 grani a punta rotonda, polvere Vihtavuori N340 con dosi di polvere tali da sprigionare una bassa energia, sufficiente a ottenere un tiro teso sulla distanza di 25 metri, ma anche tale da non produrre eccessive vibrazioni nelle armi, per evitare di ridurne la precisione nel tiro. La velocità ottenuta è rimasta leggermente subsonica con il suo più alto valore registrato pari a 331 m/s. E’ da notare che con tale bassa carica la Luger ha funzionato correttamente, mentre la SIG non era in grado di espellere il bossolo, che è stato quindi estratto dopo ogni tiro, ritirando manualmente il carrello. 

 

La prova è stata effettuata con sedici tiri in appoggio per ciascuna arma, mirando a un disco nero con diametro di 20 cm ad ore 6 alla distanza di 25 metri. Per facilitare la mira, è stata disegnata ad ore 6 una linea verticale e una linea orizzontale nera. L’appoggio è consistito in un rialzo in legno, sul quale era steso un cuscino in tela riempito di riso. L’arma in prova poggiava sul cuscino con la base dell’impugnatura ed era sorretta con due mani. La prova è stata effettuata in una giornata di pioggia con umidità 85% e temperatura di 8°C. 

La seconda prova è stata effettuata con quattordici tiri in appoggio per ciascuna arma, mirando all’intersezione di una croce nera alla distanza di 25 metri. In questo caso sono state utilizzate cartucce con lo stesso innesco e la stessa palla utilizzati nella prima prova, con carica di N340 tale da imprimere una velocità media di 381 +- 5,76 m. Entrambe le armi hanno prodotto velocità molto simili. La prova è stata effettuata in una giornata nuvolosa con temperatura di 15 °C.

 

Risultati

  • I prova

Nel foglio evidenziato in figura 4 sono stati riportate le tracce dei fori ottenuti sui due cartelloni: in colore rosso i fori ottenuti con la Luger 06/29 e in colore nero i fori ottenuti con la SIG P m49. Per ciascuna rosata è stato scelto un foro da collocare idealmente al centro di una mouche: il foro X per la rosata Luger e il foro Y per la rosata SIG. Se collocassimo i fori X e Y al centro di una mouche, otterremmo che i nove fori più prossimi a X (definiti come tali per una distanza non superiore a 2,6 cm) e i sette fori più prossimi a Y formano due rosate molto compatte. Infatti, rispetto al foro X (Luger) i nove fori distano tra un minimo di 1,3 cm e un massimo di 2,3 cm; rispetto al foro Y (SIG) i sette fori distano tra un minimo di 0,8 cm e un massimo di 2,6 cm. Quindi, questi fori sarebbero contenuti tutti entro l’anello 10, considerando che l’anello 10 e la mouche formano un dischetto con raggio di 2,5 cm nell’ambito del bersaglio standard per tiro mirato con “grosso calibro” a 25 metri. La distanza media dei nove fori dal foro X è di 1,8 cm e la distanza media dei sette fori dal foro Y è di 1,8 cm. Si sono quindi definite due ottime rosate, che orientano a una sostanziale equivalenza tra i due meccanismi in termini di precisione con un dosaggio di polvere tale da fornire alle palle una velocità del tutto prossima, ma non superiore, alla velocità del suono. 

Nel gruppo di fori “Luger” si può identificare un’ulteriore sotto-rosata, costituita da tre fori, molto vicini, che potrebbero essere contenuti in una moneta da 5 cent, come anche si notano tre coppie di fori affiancati. Ma si nota anche che sia nella complessiva rosata Luger, sia nella complessiva rosata SIG, composta ciascuna da sedici fori, vi sono rispettivamente sei fori e sette fori meno “fortunati”. Essi distano dal foro X in media 3,65 cm (rosata “Luger”) con estremi compresi tra 2,7 cm e 5,1 cm; distano in media 4,2 cm dal foro Y (rosata SIG) con estremi compresi tra 3,5 e 5,4 cm. E’ probabile che la maggiore distanza di questi fori sia conseguenza di microstrappi in fase di scatto. Se più precisamente definiamo “microstrappi” quei tiri che hanno prodotto fori aventi distanza > 4,0  e < 7,5 cm dal tiro di riferimento X o Y), troviamo sei microstrappi SIG (max 5,4 cm dal foro Y) e due microstrappi Luger (max 5,1 cm dal foro X). I microstrappi sono risultati un po’ più evidenti nel caso della SIG.

In conclusione di questa prima prova si può concludere che la Luger è risultata superiore alla SIG per la possibilità di autoricaricarsi con dosaggi tali da produrre una velocità subsonica/sonica, ma entrambe le armi forniscono un’eccellente analoga rosata, che solo il fattore umano può compromettere per errori di mira o di scatto.

Fig. 5 – Rosate ottenute in appoggio alla distanza di 25 metri  con una Luger 06/29 (in rosso) e con una SIG P m49 dotata di canna in calibro 7,65×21 (in blu). Velocità supersonica (380 m/s)

  • II prova

Nel foglio evidenziato in figura 5 sono stati riportate le tracce dei fori ottenuti sui due cartelloni: in colore rosso i fori ottenuti con la Luger 06/29 e in colore nero i fori ottenuti con la SIG P m49. Anche in questo caso per ciascuna rosata è stato scelto un foro da collocare idealmente al centro di una mouche: il foro X per la rosata Luger e il foro Y per la rosata SIG. Se collocassimo i fori X e Y al centro di una mouche, otterremmo che gli undici fori più prossimi a X e i nove fori più prossimi a Y formano due rosate molto compatte. Infatti, rispetto al foro X (Luger) gli undici fori distano tra un minimo di 0,6 cm e un massimo di 3,7 cm; rispetto al foro Y (SIG) i nove fori distano tra un minimo di 0,7 cm e un massimo di 3,5 cm. In questo caso, non tutti fori sarebbero contenuti tutti entro l’anello 10, considerando che l’anello 10 e la mouche formano un dischetto con raggio di 2,5 cm nell’ambito del bersaglio standard per tiro mirato con “grosso calibro” a 25 metri: cinque fori Luger si troverebbero nell’anello 9, due fori Luger si troverebbero nell’anello 8, quattro fori SIG si troverebbero nell’anello 9, quattro fori SIG si troverebbero nell’anello 8. La distanza media degli undici fori dal foro X (Luger) è di 2,7 cm e la distanza media dei nove fori dal foro Y (SIG) è di 2,4 cm. Si sono quindi definite due ottime rosate, che orientano a una sostanziale equivalenza tra i due meccanismi in termini di precisione con un dosaggio di polvere tale da fornire alle palle una velocità di 380 m/s.

Nel gruppo di fori “Luger” si possono identificare due tiri meno “fortunati”, definibili “microstrappi (ovvero quei tiri che hanno prodotto fori aventi distanza > 4,0  e < 7,5 cm dal tiro di riferimento X o Y). Essi distano dal foro X 5,8 cm e 5,9 cm. I fori meno fortunati della SIG sono quattro con distanze dal foro X comprese tra 4,5 cm e 5,2 cm. E’ molto probabile che la maggiore distanza di questi fori sia conseguenza di microstrappi in fase di scatto.

 

 

Breve discussione e conclusioni

Un evidente limite di questo studio consiste nel non essere state ripetute più volte le due prove e di non essere state effettuate con più armi degli stessi due modelli e con differenti tiratori. Lo studio avrebbe avuto un’elevata qualità scientifica, ma una complessità improponibile per una finalità ludica. Questi risultati sono quindi solamente orientativi e possono essere stimolo per un approfondimento. Ma personalmente è quanto mi basta: trovo coerenza tra questi risultati e quanto suggeritomi da prove a mano libera. Non essendo un abile tiratore, desideravo questa verifica delle mie precedenti impressioni.
Si può notare che le rosate ottenute con velocità supersonica sono modicamente più ampie rispetto alle rosate ottenute con velocità subsonica/sonica (distanza media dal foro di riferimento 2,7 cm per la SIG e 2,4 cm per la Luger rispetto a 1,8 cm per la SIG e 1,8 cm per la Luger). Il numero di tiri considerati errori di tiro per microstrappi (definiti tali in quanto più evidentemente distanziati dal foro di riferimento X o Y, ovvero, più precisamente, aventi distanza > 4,0  e < 7,5 cm dal tiro di riferimento X o Y) è maggiore nella prima prova (8 vs 6 della seconda prova); questo fatto dipende dalla peggiore prestazione della SIG (sei microstrappi rispetto ai due della Luger). A conferma, se si considerano complessivamente le due prove, la SIG ha totalizzato dieci fori con distanza > 4,0 cm (max 5,4 cm) dal foro di riferimento rispetto ai quattro fori della Luger. Spiego questa osservazione con la migliore conformazione del grilletto Luger. Infatti, il grilletto Luger è più ampio ed è meno probabile che sia trazionato lateralmente in fase di scatto. Inoltre, nella prima prova era necessario tirare indietro manualmente il carrello della SIG dopo ogni tiro, essendo la carica di polvere utilizzata per la prova insufficiente a spingere indietro il carrello quanto sufficiente per ottenere l’estrazione del bossolo. Questa manovra manuale ha certamente interferito con la concentrazione nella mira, obbligando a un riposizionamento dell’arma dopo ogni tiro. Infine, potrebbe aver concorso al maggior numero di microstrappi effettuati con la SIG il maggior peso della sua parte anteriore, essendo costituita da canna, carrello, molla e asta guidamolla rispetto alla sola canna presente nella Luger.

Le due prove orientano quindi a pensare che sia più facile produrre strappi con la SIG. Inoltre, è emerso che una carica subsonico/sonica sembrerebbe produrre rosate leggermente più concentrate rispetto a una carica in grado di imprimere una velocità di 380 m/s.

Per fattori intrinseci alle due armi o per un fattore umano?

Un chiarimento potrebbe derivare da una lettura alternativa dei risultati prodotti nelle due prove. Infatti, possiamo notare che le quattro rosate presentano raggruppamenti dei fori in “triplette” o “doppiette”, laddove i fori distano uno dall’altro non più di un centimetro. Se consideriamo il numero di doppiette e triplette, nella prova con velocità subsonica la Luger ha ottenuto una tripletta e tre doppiette, per un totale di nove tiri in tal modo raggruppati sul totale di sedici; la SIG ha ottenuto due triplette e una doppietta per un totale di otto tiri sul totale di sedici. Nella prova con velocità supersonica la Luger ha ottenuto sei doppiette, per un totale di dodici tiri in tal modo raggruppati sul totale di quattordici; la SIG ha ottenuto una tripletta e tre doppiette per un totale di nove tiri sul totale di quattordici. Le due rosate ottenute con velocità subsonica non sono “vincenti”, se consideriamo il numero di tiri raggruppati in tal modo. Tuttavia, si può notare che questi raggruppamenti di tre e di due fori sono tra loro maggiormente distanziati nelle rosate prodotte con velocità supersonica. Che significato dare a questa osservazione? Io penso che questo comportamento indichi un’elevata precisione intrinseca dei due meccanismi sia con velocità supersonica, sia con velocità subsonica; la distanza tra doppiette e triplette è determinata da impercettibili modifiche nella mira, che si verificano ad intervalli di due – tre tiri. Una velocità supersonica, ovvero una carica più elevata predispone a una più ampia escursione di questi micromovimenti imputabili al fattore umano (che certamente avvengono nell’ordine dei centesimi di millimetro). Quindi, a mio parere, le due prove convergono ad orientare su una precisione intrinseca molto elevata della Luger 06/29 e della SIG P m49 alla distanza di 25 metri sia con cariche che imprimono una velocità supersonica, sia con cariche che imprimono velocità subsonico-soniche. Verosimilmente questa precisione sarebbe evidente se le due armi fossero posizionate in un apposito stabilizzatore per il tiro.

Presso l’azienda SIG la precisione delle armi era verificata, sparando otto colpi a una distanza di 50 metri dopo averle inserite in un apposito stabilizzatore. Un’arma di qualità accettabile doveva contenere i fori in un rettangolo alto 140 mm e largo 100 mm. In realtà, le rosate erano concentrate in una piccola porzione di questo rettangolo. Tra i test era previsto il test di intercambiabilità: le parti delle armi erano scambiate arbitrariamente e le pistole riassemblate erano testate per verificarne la funzionalità con otto colpi. E’ noto che l’utilizzo di parti provenienti da SIG con altra matricola non inficia la precisione di una SIG e che in una SIG in calibro 9×19 può essere inserita con ottimi risultati una conversione in calibro 22LR o una canna in calibro 7,65×21, eventualmente sostituendo il mirino, se il sistema di mira è fisso. Le Luger erano precise invece non solo per il loro specifico meccanismo, ma anche perchè ogni pezzo era rifinito individualmente componente per componente. Ne consegue che Luger non monomatricolari possono soffrire di una perdita di precisione.  La SIG rappresenta dunque un’evoluzione tecnologica migliorativa della Luger, che ha per limiti la fissità della canna e la dipendenza della precisione da componenti monomatricolari.

E’ evidente che la precisione non dipende solo dalla qualità dell’arma; all’atto pratico dipende anche dall’adattabilità dell’arma alla mano, al polso e all’occhio del tiratore, nonché alla sua abilità nel tiro. La Luger ha il significativo vantaggio di un baricentro concentrato nelle mano che la sostiene e di un grilletto ampio, che consente al dito indice di esercitare una trazione antero-posteriore più stabile. Per contro, la Luger ha lo svantaggio di un mirino molto piccolo, che mal si concilia con una scarsa luminosità del bersaglio e con la presbiopia. Si deve inoltre tenere presente che con le cartucce più potenti la Luger manifesta uno sgradevole rilevamento, decisamente più violento di quanto osservabile con la SIG. Questo è un aspetto che poco incide sulla precisione nel tiro lento, ma diventa certamente negativo nel tiro rapido.

Luger 06/29 e SIG P m49 sono due modelli di  arma concepiti a suo tempo in Svizzera per un possibile impiego bellico, ma fortunatamente non hanno  mai trovato impiego per tale finalità, rimanendo quiete nelle fondine dei militari. Nella nostra epoca le Luger e le SIG sarebbero del tutto inadatte per un tale utilizzo, superate da armi con caricatori bifilari, ma sono tuttora un interessante strumento in ambito sportivo per coloro che sono attratti dal tiro a segno di precisione, in alternativa alle classiche armi sportive in calibro 22LR. Questi strumenti sono stati realizzati in Svizzera pezzo per pezzo con un’inusuale cura per la qualità di tiro e per la resistenza di ogni componente del meccanismo all’usura, essendo rigorosamente ciascuno ricavato per fresatura da pezzi in acciaio di assoluta qualità. Non è questa la generale consuetudine per le armi corte destinate alle Forze armate, che hanno per riconosciuta qualità la bassa incidenza di malfunzionamenti, la resistenza ad agenti fisici e chimici e il basso costo, mentre è di minore importanza la resistenza dei materiali all’usura (attualmente appaiono componenti in resina sintetica) e un’elevata precisione nel tiro.

Per me è gradevole tenere in mano una SIG o una Luger 06/29, sapendo che non solo sono intrinsecamente molto precise, ma anche che non hanno mai “eliminato” un nemico in battaglia, essendo sempre vissute in pace. il problema è invece riuscire a ottenere la precisione che meritano non solo in appoggio, ma anche a mano libera…

 

 

Bibliografia

– Erwin Armbruster & Werner Kessler, Begegnungen mit einer Legende – SIG SP 47/8 / P 210, Kessler Waffen AG, 2007.

– Bobba V. Parabellum – Storia e tecnica delle Luger svizzere. Priuli & Verlucca Ed, 1996.

– Larvatus. Sig p49 testing. Live Journal https://larvatus.livejournal.com/1576958.html?

– Luger svizzere. http://www.euroarms.net/ExordTextIT/CatalogoVirtuale/Svizzera/SvizzeraTXT/LUGERch.htm.