Questo mese si celebrerà il Natale e per l’occasione sono allestiti presepi in molte chiese, come anche in alcune case e persino in apposite sedi espositive, dove si possono ammirare infinite variazioni sul tema della Natività. Il presepe è una creazione sempre gradita, componibile con elementi già pronti o realizzabile artisticamente con semplici materiali, quali carte di vario spessore, gesso, legno e muschio secco, ma talvolta di non agevole fattura, espressione di elevata competenza artigianale, quando alla definizione delle sue figure vi concorrono materiali quali il vetro o il ferro battuto. Nella più tradizionale rappresentazione troviamo un antico borgo, immerso nell’atmosfera della sera, animato da figure di uomini, alcuni intenti nelle più antiche attività lavorative, altri in adorazione della sacra famiglia. In alcuni casi, tra le statuette immobili la nostra attenzione è attratta da figure dotate di movimento: il fabbro, che alza e abbassa il martello sull’incudine; il falegname, che muove ritmicamente la sega sulla tavola di legno; l’arrotino, che avvicina e allontana la lama di un coltello dal disco rotante della mola; il panettiere, che fa avanzare e arretrare la pala nel forno; la filatrice, che tira il filo, avvolto sulla conocchia; il contadino, che ruota il busto e le braccia con la falce; la lavandaia, che solleva e abbassa i panni sulla riva del fiume; la lattaia, che muove il pistone nella zangola… Chi apprezza la complessità raffigurativa può trovare in particolare nei presepi napoletani quanto desidera nell’abbondanza di dettagli scenografici, di simbolismi e di figure, che si estendono in un’infinita galleria di noti personaggi della politica, dello spettacolo e dello sport. Ma non è sempre necessaria la complessità; anche i presepi più semplici possono darci qualche intensa suggestione nella fisionomia delle statuette, improntata dalla sensibilità dell’artigiano, o in pochi, essenziali, elementi simbolici, inseriti nella scenografia.
Nella seconda immagine che accompagna questo scritto, presento il particolare della sacra famiglia con i re magi in un presepe di composizione piuttosto semplice, che descrivo sinteticamente, non essendo visibile nell’immagine l’intero scenario: vi sono montagne, una grotta con alcune pecore, una stella cometa nel cielo stellato, legna e attrezzi di falegnameria, che ricordano il mestiere di Giuseppe, e una sorgente d’acqua, simbolo della parola di Dio, “che nutre l’esistenza”.
Le figure sono di buona fattura, in ceramica, con una gradevole colorazione dalle morbide tonalità, risaltate dal classico sfondo scuro, definito dalle erbe, dai muschi e dagli anfratti tra rocce in carta pesta. Tuttavia, non è questo il loro maggiore pregio. Come si vede nell’inquadratura, la particolare qualità risiede nel loro esprimere tramite la posa ben definiti sentimenti:
– la figura di Maria esprime amore materno;
– la figura di Giuseppe esprime stupore per il dono e la missione ricevuta da Dio;
– la figura del re mago sul cammello esprime l’amicizia e l’accoglienza del dono divino;
– le figure del re mago inginocchiato e del re mago in piedi esprimono devozione e meraviglia.
In primo luogo, si può osservare che queste figure appaiono adeguate al significato che il presepe ha per molti credenti e non credenti: essere uno specchio, nel quale riscoprire in sé la gradevolezza dell’amore familiare e la bellezza, il sapore delle migliori qualità morali dell’umanità. In secondo luogo, lo spettatore cristiano può ben identificare in queste figure di “re mago” i suoi stessi sentimenti al cospetto della divinità. Più in generale, la scena della Natività rinnova nel cristiano il ricordo di eventi, che suscitano con maggior vigore benevolenza nei confronti di un Dio, che ha dovuto farsi uomo e vivere una difficile esperienza, per essere esempio e guida di quegli uomini che riconoscono il significato divino della sua vicenda terrena.
Nel presepe vi è la benevolenza del cristiano verso Cristo, utile sentimento per resistere nell’oscurità della vita alle tentazioni degli opportunismi contrari ai criteri morali del suo maestro. Assecondare questi opportunismi è sempre vantaggioso in termini mondani, non assecondarli implica un impegno denso di rischi. Anche per Gesù, nell’estrema accettazione dell’impegno divino, il cielo iniziò stellato e si fece presto scuro di nubi sopra una croce, generata dalla malevolenza e dall’opportunismo dello spirito umano. Allora e per sempre egli sarà destinato a restare fino alla fine dei tempi un personaggio non particolarmente simpatico a molti umani, per i più vari motivi. Tuttavia, in un’ottica di fede, sembra che non solo la storia, ma che anche Dio gli abbia dato ragione. Ed è questo il motivo che rende la sua nascita tanto importante per i cristiani, da poter meritare due ore, per allestire nella loro casa un presepe.