di Enrico Ganz
Tra le cartucce per arma corta semiautomatica, la cartuccia 7,65×21 attrae subito l’attenzione per il suo restringimento apicale a “collo di bottiglia”. E’ nota anche come 7,65 Parabellum, 7,65 Luger o, meno frequentemente, come 7,65 Borchardt-Luger, quest’ultima denominazione richiamante la sua derivazione dalla cartuccia 7,65×25 Borchardt, progettata nel 1893. La progettazione della cartuccia 7,65×21 risale al 1897; fu messa a punto dall’ingegnere svizzero Georg Luger per l’azienda DWM (Deutsche Waffen und Munitionsfabriken Aktiengesellschaft), ma ebbe scarso utilizzo in ambito militare, essendo stata presto superata dalla cartuccia 9×19, nota anche come “9 Luger”, progettata nel 1901 dallo stesso Luger. Rispetto al calibro 9×19 il calibro 7,65×21 aveva lo svantaggio di un minore potere d’arresto nei confronti degli assalitori a fronte di una maggiore precisione nel tiro. In Occidente rimase sostanzialmente apprezzato fino al 1949 solo dall’esercito svizzero, quando l’arma di ordinanza Luger 06/29 fu sostituita dalla SIG P m/49.
Attualmente la cartuccia 7,65×21 è pressoché scomparsa dai Centri di tiro italiani, forse per un processo psicologico, che le ha trasferito l’avversione nei confronti dell’indesiderata legge 110 del 18 aprile 1975, risalente al più movimentato periodo del terrorismo italiano (vedi Appendice). Questa legge impediva ai tiratori l’utilizzo della cartuccia 9 Luger per una sua presunta pericolosa caratteristica bellica, temuta solo in Italia, non nel resto del pianeta. In un primo tempo, la legge ottenne che di fatto il “grosso calibro” per i civili fosse confinato al 7,65×21, ma alcuni anni dopo la legge fu astutamente (ma non disonestamente) aggirata, mettendo in produzione la cartuccia 9×21 IMI (Israel Military Industries), che si inseriva in un calibro balisticamente equivalente al 9×19. La logica evoluzione non poteva che essere l’abrogazione della legge 110, avvenuta effettivamente nel 2022, sia perché non aveva avuto fin dall’esordio alcuna razionale giustificazione, sia perché aveva fallito in pieno la sua finalità, sia perchè continuava ad impedire la copartecipazione di atleti italiani e stranieri in gare internazionali di tiro in calibro 9×19; calibro da tempo affermatosi perlomeno nei Paesi occidentali.
Eliminata la legge, vi è ora da chiedersi: è razionale dimenticare un calibro più preciso del 9×19, ovvero il calibro 7,65×21, per il fatto che questo era un calibro di fatto imposto da un’invisa legge?
La risposta è “No”, se davvero miriamo a un bersaglio per il piacere del tiro a segno. Anzi, è proprio nel campo del tiro a segno, che tale calibro dovrebbe trovare calorosa accoglienza, se è vero che la precisione è una sua qualità.
Ma il calibro 7,65×21 è davvero più preciso del calibro 9×19 o 9×21, come si dice?
Per andar oltre il “si dice”, ho voluto chiarire la questione con una prova di confronto tra i due calibri. Il modo più rigoroso consisterebbe nel fare una prova con l’arma stabilizzata su un apposito supporto. L’alternativa è l’effettuare una valutazione a mano libera dopo aver curato di uniformare il più possibile i parametri in gioco. Il risultato non potrà che essere solo orientativo, ma non necessariamente scadente rispetto a quello ottenuto con un’arma stabilizzata, che non mette in gioco il giocatore e che quindi potrebbe darci una risposta nell’ambito del teorico. Ho scelto quindi questa seconda opzione.
La prova
Per la prova ho utilizzato una SIG p210-1, alla quale poteva essere adattata una canna IGB 9×19 lunga 12,3 cm e una canna SIG 7,65×21 lunga 12 cm. La decisione di utilizzare una canna austriaca IGB per SIG p210 deriva da prove preliminari di confronto tra la canna IGB e una canna SIG 9×19 di pari lunghezza. Infatti, seppure la canna SIG fosse monomatricolare e in condizioni pari al nuovo, le rosate ottenute con la canna IGB sono risultate sfumatamente più compatte di quelle ottenute con la canna SIG. La canna in calibro 7,65×21 era di marca SIG, prodotta nei primi anni ‘70 del secolo scorso, ma in condizioni pari al nuovo.
Sono state quindi effettuate prove per la scelta delle cartucce. Per il calibro 9×19 ho tenuto inizialmente conto del fatto che le SIG P m/49 e le SIG p210-1 furono ottimizzate per cartucce svizzere (le RUAG Pistolen Patrone 41), che imprimevano una velocità di circa 350 m/s a palle FMJ-RN da 124 grani. Tuttavia, mi sono infine orientato più precisamente in base alle mie valutazioni al tiro sulla distanza di 25 metri, dopo aver utilizzato differenti dosaggi di polvere Vihtavuori N340. Ho scelto infine cartucce composte da bossoli di risulta G.F.L., inneschi Small Pistol standard, palle FMJ-RN da 124 grani Fiocchi e polvere Vihtavuori N340 al dosaggio che in prova aveva fornito una velocità alla bocca di 366 +- 2,68 m/s. Questa scelta è stata possibile. essendo il numero di matricola della SIG p210-1 superiore a P57001. Infatti, precedentemente a questo numero di matricola, ovvero precedentemente all’anno 1965, il telaio delle SIG P210-1 in calibro 9×19 poteva essere fessurato da cariche tali da superare i 350 m/s. Per il calibro 7,65 Luger ho tenuto conto della velocità e della caratteristiche di palla su cui sarebbe stata progettato questo tipo di cartuccia: 370 m/s con palla FMJ-RN da 93 grani. Anche in questo caso mi sono infine orientato più precisamente in base alle mie impressioni al tiro dopo aver utilizzato differenti dosaggi di polvere Vihtavuori N340. Ho scelto infine cartucce composte da bossoli PPU., inneschi Small Pistol standard, palle da 93 grani rivestite ad estremità tronco-conica arrotondata Target Bullets e polvere Vihtavuori N340 a dosaggio tale da imprimere alle palle una velocità alla bocca di 370 +- 4,32 m/s.
La SIG è stata controllata, regolando in deriva il mirino prima della prova con ciascuna delle due canne, fino ad ottenere una pressoché perfetta centratura dei tiri su una linea verticale, posta alla distanza di 25 metri. In tale fase la SIG è stata tenuta in appoggio al momento del tiro.
Prima di mettere in atto la prova di confronto, sono state ulteriormente valutate le caratteristiche di tiro della SIG con numerosi tiri di prova alla distanza di 25 metri senza appoggio, al fine di “familiarizzare” con elementi e caratteristiche dell’arma tutt’altro che sportivi: l’impugnatura in legno con vernice lucida, che ostacola la stabilità della presa, uno scatto non particolarmente morbido (resistenza alla trazione: 1850 grammi), che aumenta il rischio di strappo, e la tacca di mira non regolabile in alzo.
E’ stata effettuata infine la prova di confronto tra 9×19 e 7,65×21. La prova si è svolta in due giornate diverse dello stesso mese. Ciascuna prova è stata immediatamente preceduta da un breve allenamento con trenta tiri in calibro corrispondente a quello in prova per quel giorno. In una prova sono stati effettuati cinquanta tiri su un bersaglio con cartucce 9×19, nella successiva prova sono stati effettuati cinquanta tiri su un distinto bersaglio dello stesso tipo con cartucce 7,65×21. Le due prove sono state effettuate da uno stesso tiratore in posizione eretta con presa a due mani senza appoggio alla distanza di 25 metri su bersaglio circolare con diametro complessivo di 50 cm e con diametro di 20 cm nella sua area centrale colorata in nero, composta dagli anelli 7, 8, 9 e 10. I tiri sono stati lenti con tempo massimo imposto di 40 minuti per cinquanta tiri.
Risultato
L’esito delle due prove è indicato in figura 2 (prova in 9×19) e in figura 3 (prova in 7,65×21). Confrontando in ciascun anello dei bersagli l’esito dei tiri in calibro 9×19 con l’esito dei tiri in calibro 7,65×21, notiamo:
anello 10: 10 tiri vs 7 tiri
anello 9: 17 tiri vs 21 tiri
anello 8: 16 vs 16 tiri
anello 7: 6 tiri vs 4 tiri
anello 6: 1 tiro vs 0 tiri
anello 5 0 tiri vs 2 tiri
per totali 100 tiri.
Il punteggio attribuibile è:
– punti nella prova con la canna 9×19: 429;
– punti nella prova con la canna 7,65×21: 428
su punteggio massimo 500
Discussione
Per comprendere meglio in quale modo il calibro 7,65×21 acquistò la fama di essere particolarmente preciso, ci si può chiedere per quale motivo, alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, la SIG, azienda sempre attenta nella progettazione e realizzazione di prodotti di alta precisione, sviluppò la SIG p210-5, che presentava, tra le altre caratteristiche tipicamente sportive, una canna lunga 15 cm in calibro 7,65×21. Sulla SIG e sulla squadra nazionale svizzera, che con la SIG interagiva, vi era certamente l’esperienza di ottimi risultati, forniti fino ad allora dalle armi in questo calibro, ma anche il ricordo dell’incredibile risultato ottenuto dal caporale Heinrich Keller di Frauenfeld al Campionato mondiale di Buenos Aires nell’autunno del 1949, nella categoria di tiro a 50 metri per pistole e revolver d’ordinanza. Keller vinse con una Luger modello 06/29 della Fabrique Nationale di Berna. L’arma di ordinanza era stata modificata per l’occasione da Keller, inserendo una canna in calibro 7,65×21 lunga 17 cm e inserendo anche una tacca di mira regolabile. Nella sua migliore prova il tiratore riuscì a piazzare dieci tiri nel decimo anello, ovvero nell’anello centrale, avente diametro di 8 cm. L’arma d’ordinanza fu successivamente smontata e se ne perse traccia, ma rimase il ricordo che in calibro 7,65×21 era stato possibile ottenere un risultato storico, inimmaginabile nel tiro a mano libera con arma corta semiautomatica alla distanza di 50 metri. E’ indubbio che negli anni ‘50 del secolo scorso era ben percepita una superiorità del calibro 7,65×21 rispetto al calibro 9×19 in termini di precisione e che tale superiorità era apprezzata come “lieve”. Si legga in proposito l’articolo di R. Ansler, citato nella sezione Riferimenti bibliografici. Tuttavia, è evidente che nei buoni risultati si associano più fattori intrinseci: non solo il calibro, ma anche la lunghezza della canna, il meccanismo dell’arma, la qualità costruttiva dell’arma e la tacca di mira. In particolare, le armi Luger prodotte a Berna nei primi decenni del secolo scorso – alle quali appartiene l’arma vincente nel 1949 a Buenos Aires – sono note per l’altissima qualità costruttiva, non più replicata per gli alti costi e per la conseguente perdita delle competenze armiere. La SIG non riuscì a mettere in mano a qualche tiratore un’arma altrettanto felice della Luger di Keller (ovvero non trovò un altro Keller), ma realizzò semiautomatiche in calibro 7,65×21 e in calibro 9×19 tali da ottenere rosate estremamente compatte alla distanza di 50 metri, se stabilizzate su apposito supporto. Per esempio, nel libro di Armbruster, dedicato alle SIG, possiamo vedere l’esito di due serie di dieci tiri alla distanza di 25 metri con una SIG p-210-5 in calibro 9×19, avente matricola 312382, arma quindi piuttosto recente, risalente agli inizi del millennio: i fori aprono un unico piccolo cratere contenuto nell’area di una moneta da un euro. Nello stesso libro è riportato l’esito di cinque tiri alla distanza di 50 metri con una SIG p210-5 in calibro 9×19, avente matricola 331536: in questo caso il risultato è molto simile ai precedenti. Non è casuale che in questi più recenti pezzi SIG, risalenti al nuovo millennio, siano valutati gli esiti di tiri in calibro 9×19: in questa epoca si sono ormai affermati il calibro 9×19 e il calibro .45 ACP, mentre il calibro 7,65×21 si è avviato all’oblio. Si può avanzare la seguente ipotesi, per spiegare questo fenomeno. L’ipotesi vede l’associarsi di tre cause: la tendenza di molti tiratori a seguire l’evoluzione della moda in ambito militare; l’orientamento dei tiratori a rifornirsi con cartucce commerciali di minor costo, qual sono le cartucce 9×19 rispetto alle cartucce 7,65×21, essendo prodotte in maggior quantità per la maggiore richiesta da parte delle Forze armate; il contestuale avanzamento nella qualità progettuale delle canne e dei meccanismi in calibro 9×19 e .45 ACP, tale da appianare il divario nelle prestazioni rispetto al calibro 7,65×21. E’ a tal proposito piuttosto sorprendente la lieve superiorità qui evidenziata in prove preliminari con la canna IGB 9×19 per SIG p210 rispetto alla canna SIG 9×19 originale. Se le canne SIG rappresentavano il non plus ultra nella seconda metà del secolo scorso, sembra che ora, rispetto alle canne di maggiore qualità, prodotte attualmente da altre aziende per le vecchie SIG, alle storiche canne SIG rimanga indiscutibile la superiorità della perduta lavorazione per forgiatura dell’acciaio, che le dovrebbe renderle più resistenti all’usura.
Ma è verosimile che il divario tra 9×19 e 7,65×21 si sia appianato veramente, per un miglioramento qualitativo delle meccaniche e delle canne 9×19? E’ davvero difficile orientarsi sulla risposta, anche considerando l’impressione che la qualità non sia stato l’obbiettivo generalmente perseguito negli ultimi decenni, se è vero che la distanza di tiro nelle competizioni è passata da 50 metri a 25 metri. Inoltre, l’affermarsi del tiro dinamico ha ridotto ulteriormente l’esigenza di alta precisione a distanze superiori a 15 metri. L’impressione è che complessivamente, eccettuati costosi prodotti di nicchia, l’evoluzione sia stata verso una produzione di massa, nella quale il fine controllo di qualità e la rifinitura di precisione sui singoli pezzi si è perso a favore della rapida immissione sul mercato a prezzi competitivi.
In conclusione, non è possibile affermare tout court che il calibro 7,65×21 è più preciso del calibro 9×19.
Nell’indagare il tema trattato, questo studio ha evidenti limiti. Infatti, dovrebbe avvalersi di più prove, utilizzando anche altri propellenti e altri tipi di palla, per es, le ramate round nose da 86 grani della H&N e le FMJ-RN da 93 grani della PPU PRVI Partizan. Nella forma in cui è presentato, questo studio è comunque utile per orientarci a una verosimile sostanziale equivalenza dei due calibri in termini di precisione a parità di meccanismo e in presenza di elevata qualità costruttiva delle canne. In generale, la precisione deriva da un ben studiato connubio tra meccanismo dell’arma, qualità dei materiali, qualità della lavorazione, sistema di mira e calibro. Attualmente l’alta qualità può emergere in produzioni di nicchia, che tuttavia hanno dimenticato il calibro 7,65×21 per uno o più motivi tra quelli sopra ipotizzati. Solo se vi fosse rinnovato interesse per questo calibro, potrebbe esservi ricerca innovativa e si potrebbe verificare se effettivamente il calibro 7,65×21 sia al vertice in termini di precisione in un confronto tra calibri al meglio dell’evoluzione tecnologica.
L’aspetto interessante di questo studio consiste nel confronto tra il calibro 7,65×21 e il calibro 9×19 con una stessa arma di elevata qualità costruttiva, con uno stesso tiratore di media esperienza e con canne di elevata qualità per gli standard attuali. Il risultato della prova di confronto con il calibro 9×19 non conferma una supremazia del calibro 7,65×21 in termini di precisione, ma lo ripropone all’interesse sportivo di coloro che si dedicano al tiro a segno nel settore “Grossi calibri”. Infatti, a latere della specifica finalità di questo studio, è stato possibile osservare che il rinculo è meno disturbante, utilizzando cartucce 7,65×21. Questo fatto rende più piacevole la seduta di tiro ed è certamente un vantaggio in termini di precisione, qualora si preferisca il tiro rapido rispetto al tiro lento.
Il costo delle cartucce commerciali può essere un serio impedimento all’utilizzo di questo calibro, ma la ricarica consente di abbattere i costi delle cartucce, riducendoli al livello del 9×19 commerciale. Inoltre, la ricarica delle cartucce 7,65×21 è molto più semplice e molto più rapida che nel caso delle cartucce 9×19 e 7,65 Browning, contrariamente al “si dice”. Infatti, non sono necessari né la procedura di svasatura, né il crimpaggio del bossolo, qualora si utilizzino le due matrici Hornady.
Concludo con un ulteriore piccola superiorità del calibro 7,65×21 rispetto al calibro 9×19 (o 9×21): le palle delle cartucce 7,65×21 producono sui bersagli fori dai contorni più netti con minore tendenza allo strappo della carta e con conseguente più comoda lettura dei risultati, in particolare in caso di fori affiancati.
Appendice: caratteristiche della cartuccia
Lunghezza massima della cartuccia: 29,85 mm
– Palla
Massa: 86 – 93 grani. Diametro: 7,85 mm; lunghezza corpo: 6,00 mm . Punta: ogivale.
Composizione: in piombo blindata, in piombo ramata o in piombo non rivestito.
– Bossolo
Materiale: ottone. Profilo: a bottiglia senza sporgenza del fondello (rimless). Il corpo del bossolo si restringe dalla base al suo apice (ovvero alla linea di transizione tra corpo e collo). Esaminando una sezione del bossolo (Fig. 1), si nota che lo spessore parietale si riduce dalla base all’apice del corpo, proseguendo invariato dall’apice del corpo all’estremità superiore del colletto.
Lunghezza totale: 21,59 mm; lunghezza colletto: 8,26 mm; lunghezza collo: 3,97 mm; lunghezza corpo: 15,58 mm. Diametro colletto: 8,43 mm; diametro apice del collo (e base del colletto): 8,48 mm; diametro base del collo (e apice del corpo): 9,93 mm; diametro apice del corpo: 9,61 mm; diametro base del corpo: 9,93 mm; diametro fondello: 9,98 mm.
– Innesco
Boxer Small Pistol standard
– Polvere
Preferibilmente di media vivacità. Nel caso della polvere Vihtavuori N340 una dose di 4,8 grani si traduce in una velocità alla bocca di circa 370 m/s con canna lunga 12 cm, se si utilizza una palla da 93 grani. Alla dose di 5,4 grani si ottiene una velocità alla bocca di circa 400 m/s.
– Reperibilità commerciale
Le cartucce commerciali sono reperibili con elevato costo in rapporto alla scarsa richiesta. La ricarica dei bossoli esausti può abbattere i costi di almeno il 45% e consente di regolare la velocità in rapporto alle proprie esigenze di tiro.
– Particolarità della ricarica
Non è indicato il crimpaggio. Il dies per la calibratura deve essere accuratamente regolato, pena il “collasso della spalla” del bossolo, ovvero il parziale affondamento del collo nel corpo del bossolo.
E’ opportuno tenere presente che il corrispettivo americano del calibro europeo 7,65×21 è il .30 Luger, non perfettamente coincidente con il 7,65×21. La cartuccia .30 Luger ha infatti un corpo cilindrico lievemente più lungo della cartuccia 7,65×21; una caratteristica, che può causare problemi di cameratura in canne predisposte per il calibro europeo. E’ quindi opportuno utilizzare bossoli europei per armi europee. Non vi è invece problema con l’utilizzo di dies americani, quali i dies della Lee e i dies della Hornady, questi ultimi presentanti il vantaggio di compiere la ricarica con soli due elementi in modo molto preciso e semplice.
Riferimenti bibliografici
1. Armbruster E, Kessler W. Begegnungen mit einer Legende SP 47/8 P210. Kessler Waffen AG, 2017
2. Ansler R. La pistola automatica Neuhausen SP 47/8 SIG. Rivista Militare Svizzera, 1950.
3. Calibro 7,65 Parabellum. GruRiFrasca
https://www.grurifrasca.net/oldsite/Sito/Ricarica/pistole/7,65P.html
4. Milazzo M. Il bossolo a collo di bottiglia. Ricarica, 10/12/2016.
https://www.indaginibalistiche.it/il-bossolo-collo-di-bottiglia/
5. Pettinelli R. Il 7,65: facile a dirsi, difficile a spararsi? Armi e Tiro, 18/7/2021
https://www.armietiro.it/il-765-para-facile-a-dirsi-difficile-a-spararsi
6. Horst R. Horst Rutsch, Faustfeuerwafffen der Eidgenossen.: Vom Radschloss zur Parabellum-Pistole. Taschenbuch
7. Wadi A. The Swiss SIGP49/P210.
https://pfrc.com.au/articles/SIG-P49.pdf
Questo studio è stato realizzato senza finalità di lucro e in assenza di alcun interesse commerciale con le aziende citate o con altri soggetti.
Appendice: legge 110 del 18/4/1975
Art. 1. Armi da guerra, armi tipo guerra e munizioni da guerra
Agli effetti delle leggi penali, di quelle di pubblica sicurezza e delle altre disposizioni legislative o regolamentari in materia sono armi da guerra le armi di ogni specie che, per la loro spiccata potenzialità di offesa, sono o possono essere destinate al moderno armamento delle truppe nazionali o estere per l’impiego bellico. (…) sono armi tipo guerra quelle che, pur non rientrando tra le armi da guerra, possono utilizzare lo stesso munizionamento delle armi da guerra. (…) Sono munizioni da guerra le cartucce e i relativi bossoli, i proiettili o parti di essi destinati al caricamento delle armi da guerra.
Art. 10. Divieto di detenzione e raccolta di armi da guerra Collezione di armi comuni da sparo
A decorrere dall’entrata in vigore della presente legge, non possono rilasciarsi licenze per la detenzione o la raccolta di armi da guerra, o tipo guerra, o di parti di esse, o di munizioni da guerra.