Vi sono malattie con evoluzione infausta che esordiscono nel corpo e altre che esordiscono nella mente, tutte accumunate da molta sofferenza che ne accompagna il decorso. Una sofferenza che si stringe sempre più intensa, fino al giungere dell’ultima ora.
In ricordo di una cara persona, abbattuta da una di queste malattie, riporto questo suo racconto-poesia, tratto da una raccolta stampata anni fa per i conoscenti. Dopo intensa sofferenza possa ora lei respirare con pistilli di Luce divina.
Il fiore che sogna
Vorrei “fiorire”, perché dal basso potrei esprimere, allargando le braccia, i miei colori… fatti di pensieri, d’idee, gioia e sensazioni.
Poi collego le idee e più aumentano i miei petali, a strati rinforzano la mia corolla… più petali… più difese.
Alla fine del giorno, quando mi piego a dormire, in mezzo ritrovo “i pistilli dei sogni”, uno più lungo, uno più corto, profumati e colorati. Tutta la notte si muovono come se danzassero, si intrecciano, si rincorrono, si toccano, quasi si baciano.
C’è un via vai d’immagini e di luci, di pensieri… c’è una via vai di vita… più di notte che di giorno.
Al mattino tutto tace e si ferma. Sono le mie “braccia” ad aprirsi al sole, spesso non la mia gioia… ci sono delle volte che chino il capo pesante… che lascio cadere la speranza insieme ai petali… se c’è vento… non li trattengo… se c’è vento mi lascio piegare… forse è tempo di respirare un po’ con i pistilli dei sogni e poi lasciarli liberi nell’aria per altri fiori… per altri posti…