Fig. 1 – Esito di prova con SIG p210-1: 138/150 punti secondo regolamento Campionato ex ordinanza corte

di Enrico Ganz

In Giugno 2025 la FICTS (Fèdèration Internationale Cinéma Télévision Sportifs) ha assegnato al Tiro a Segno Nazionale di Treviso la Guirlande d’honneur 2025, premio per la promozione di valori culturali ed etici. Per me e, spero, per altri iscritti della Sezione questo riconoscimento è un ulteriore stimolo, per attenersi a questo nobile orientamento.

Tra le numerose discipline di tiro sportivo con arma da fuoco, che si possono scegliere nell’ambito del Tiro a Segno trevigiano, l’“ex ordinanza” ha per me il fascino della “conversione” di un’arma militare, progettata e prodotta per causare gravi danni fisici al nemico, a un’arma sportiva, che prosegue la sua vita in modo pacifico, per tradurre una nostra pulsione di precisione in un gioco, che rasserena tra gli impegni della vita. Ovviamente, per tale fine non è necessario partecipare al Campionato italiano; è sufficiente recarsi in un Centro di Tiro e cimentarsi nel tiro a segno con un’arma ex ordinanza alla distanza di 25 metri (o distanza diversa, laddove consentito). Ma la partecipazione a una gara offre indubbiamente l’opportunità di una crescita personale, mettendo in discussione le nostre autoreferenziali certezze, come evidenzia la mia modesta esperienza. Infatti, quando mi sono iscritto per curiosità al Campionato ex ordinanza armi corte post 1945 2025, contavo su una mia presunta ottima qualità di tiro, ma il 27° posto su 152 concorrenti raggiunto provvisoramente dopo cinque gare mi ha dato un’altra impressione e un’altra prospettiva.

Per quale motivo?

Prima di avventurarmi nel Campionato italiano armi corte ex ordinanza post 1945, potevo solo confrontare i miei risultati con i risultati ottenuti dalla maggior parte dei frequentatori del Tiro a Segno nazionale. In tal modo mi ero convinto che fosse ormai un ottimo punto d’arrivo il mio riuscire a concentrare frequentemente sulla distanza di 25 metri la totalità dei tiri sul disco nero del bersaglio, che in un diametro di 20 cm racchiude gli anelli 7, 8, 9 e 10. Ma i risultati dei migliori tiratori nelle gare hanno frustrato le mie aspettative: in gara un soddisfacente risultato è ottenuto concentrando i tiri tra l’anello 9, l’anello 10 e la mouche, ovvero il centro del centro. I tiri sugli anelli neri 7 e 8 fanno scendere il punteggio atteso, diventano tiri dei quali dolersi…

Proprio queste evidenze traumatiche si sono tradotte in un mio impegno, per tentare di migliorare; mi hanno ricondotto a un nuovo punto di partenza per un miglioramento progressivo.

Strada facendo, si apprende che il miglioramento non deriva dal semplice allenamento; richiede anche studio e riflessione tormentata. Ci si trova a dover riconsiderare gli aspetti tecnici, in primis il tipo di palla (peso, composizione, morfologia), rapportandolo al più opportuno dosaggio di polvere e al tipo di canna. Raggiungere questo obbiettivo comporta progettazione ed esecuzione di delicate prove con tiri in appoggio e a mano libera.

Fondamentale è la messa a punto del sistema di mira, che può richiedere lo spostamento del mirino o addirittura il modellamento con sega e fresa di un nuovo mirino, ricavandolo da un blocchetto di acciaio. Difficile, ma non impossibile, è realizzare un mirino che sia clone dell’originale (modificare il mirino originale sarebbe un’azione incauta, non essendovi reversibilità), rispetto al quale potremmo decidere di renderlo leggermente più sottile o più spesso e variarne impercettibilmente l’altezza. Questo impegno è uno stimolo per esercitare fini abilità manuali, dalla minifresatura alla brunitura. Magari capita, come nel mio caso, di tornare infine a un mirino originale SIG, avendo nel frattempo scoperto l’esistenza di due mirini di altezza impercettibilmente diversa tra lotti di SIG militari, tarate per tiro a 50 metri, e più tardivi lotti di SIG p210-1, tarate per tiro a 25 – 30 metri. Giungere a scoperte di questo tipo richiede studio, fortuna e ricerca. 

Molto spesso le armi militari presentano un’elevata resistenza allo scatto del grilletto. Tuttavia, il regolamento ex ordinanza consente di avere una resistenza allo scatto di soli 1050 grammi, che, per quanto so, non è caratteristica di alcuna arma militare. Questo ci può autorizzare, nei limiti del possibile e del lecito, a ridurre la resistenza allo scatto da valori “impossibili” di 2400 grammi – 2600 grammi a valori un po’ più sportivi senza compromettere la configurazione originale del meccanismo. Per questo scopo sono necessari ingegno, precisione di lavoro e senso della misura, per coerenza con la scelta di confrontarsi con un’arma ex ordinanza. Ma anche solo apprendere come si smonta il pacchetto di scatto può essere sufficiente: un’accurata pulizia dei componenti può tradursi in una riduzione della resistenza di 150 – 200 grammi, come ho potuto ottenere nella SIG p210-1, che mi ha poi fornito il buon risultato di tiro indicato in figura 2. La resistenza del grilletto è stata ricondotta allo storico valore ammesso per le gare svizzere (1700 grammi), per le quali il pacchetto di scatto della SIG p210-1 fu impostato dall’azienda, per quanto ho potuto documentarmi. Tuttavia, ho provveduto anche a procurarmi alcuni pezzi di ricambio, apportandovi modifiche. In tal modo ho la possibilità di ridurre la resistenza allo scatto al valore di 1300 grammi, il che si traduce in una più piacevole seduta di tiro al di fuori delle gare. 

Vi è infine un elemento molto importante nel condizionare la prestazione in una gara; come ho constatato, l’ansia da gara è un’irrazionale inquietudine, che causa tremori nell’esordiente; un fenomeno che fa crollare le proprie prestazioni di 10 – 15 punti. Non è neppure necessario tremare come una foglia, per veder scadere vistosamente la prestazione; in questo campo sono sufficienti incontrollati tremori di 1 mm (Nota 1) e incontrollate pressioni sul grilletto, per far scadere vistosamente l’esito dei tiri e rischiare anche la squalifica, tirando nel bersaglio del vicino… In tal modo nelle prime gare ho visto scendere il mio consueto punteggio, che si aggira su 135/150, a un minimo di 117/150. Qualunque logica considerazione non è in grado di abbattere quest’ansia, vi può riuscire solo l’abitudine e particolari accortezze comportamentali, che ognuno deve scoprire in rapporto alla propria personalità; penso che poco possano valere consigli e regole in proposito.

L’esito di questo complessivo lavoro mi ha consentito di raggiunto i 134/150 nell’ultima gara, tenutasi questo mese al T.S.N. di Bassano del Grappa, rispetto ai consueti 135 – 138/150, ottenuti fuori gara.

Fig. 2 – Un ottimo punteggio con il calibro 9×19: 144/150. La mia migliore prova avrebbe ottenuto il primo posto in una gara ex ordinanza, essendo raro un punteggio di 145/150. Ma il problema è ottenere questo punteggio in gara… e replicarlo tranquillamente in allenamento

In realtà, nella gara di Bassano la mia prestazione aveva elevata probabilità di avere un esito catastrofico: sempre insoddisfatto, la settimana precedente avevo messo a punto e avevo deciso di adottare per la gara una nuova modalità di impugnatura: una sola prova prima della gara, risultato 136/150. La disperazione può condurre a scelte temerarie; l’esito è incerto, ma in ogni caso fonte di esperienza. In questo caso il discreto esito in gara mi ha convinto a insistere anche nelle prossime prove con questa soluzione, che tiene conto di specifiche caratteristiche del modello di arma da me utilizzato e delle mie dita.

In sostanza, ho scoperto che queste gare non sono semplicemente esercizio psico-fisico, che si risolve tra muscoli degli arti superiori e attenzione visiva; queste gare sono soprattutto un interessante stimolo intellettuale e un’occasione di pacifico confronto, per comprendere meglio i propri limiti e studiare la possibilità di superarli. La mia uscita dal buio tunnel delle prime tremolanti prestazioni nelle gare di Bondeno, Treviso, Rovigo e Venezia alla luce – a dir la verità, ancora piuttosto fioca – della recente gara tenutasi a Bassano del Grappa fa seguito a questo percorso. Mi fa piacere che essa sia coincisa con il Giubileo degli sportivi, il quale ha proposto essenzialmente questo valore: vivere l’impegno sportivo come occasione di incontro e di amicizia, gareggiando nello stimarsi a vicenda. Cosa vi può essere di più nobile nello sport?

Nota 1 –  A quanto ammonta la deviazione del foro dal centro del bersaglio, se l’arma ha una canna lunga 120 mm e se al momento del tiro il suo mirino è spostato di 1 mm a destra rispetto alla corretta linea di tiro? Ho effettuato un percorso di calcolo poco rigoroso, ma sufficientemente orientativo; consideriamo che a questo spostamento corrisponde una rotazione a destra della canna rispetto a un punto fisso coincidente con la sua estremità posteriore. Otteniamo la figura di un triangolo approssimativamente isoscele, avente due lati approssimativamente uguali di 120 mm e base di 1 mm. Utilizzando un calcolatore, scopriamo che l’angolo al vertice di questo triangolo misura 0,4775°. Allunghiamo ora i lati uguali di questo triangolo fino a raggiungere la lunghezza di 25 metri, che è la distanza di tiro, e calcoliamo il terzo lato, che ci fornisce la deviazione del tiro dal centro del bersaglio. Ora, quel piccolo spostamento del mirino pari a 1 mm rispetto alla corretta linea di tiro si è tradotto alla distanza di 25 metri in un foro lontano circa 21 cm dal centro del bersaglio, ovvero 11 cm a destra del disco nero, che per regolamento ha un raggio di 10 cm. Il proiettile ha forato l’anello 2. Un pessimo tiro.