di Enrico Ganz

 

Nel breve scritto “Osservazioni sull’uso della morfina in ambito ospedaliero” , presentato in questo sito nel 2015, richiamai l’attenzione sulla prudenza che è necessaria nell’utilizzo della morfina in ambito ospedaliero. L’articolo riporta parte di una lettera inviata all’Ordine dei Medici della provincia di Venezia nel 2012. Nella lettera esprimevo perplessità sulla campagna pro oppioidi, sostenuta da molte testate giornalistiche e dagli stessi Ordini del Medici. Qualche anno prima lo stesso prof. Veronesi era intervenuto nella questione “Oppioidi”, affermando nel corso di una lezione magistrale: 

“Non si può trasferire l’angoscia legata alla parola morfina alla necessità di usare questa medicina per liberare una persona dal dolore”; “La morfina, è un potente antidolorifico che deve essere usato anche per una distorsione alla caviglia” (2).

Le sue parole erano evidentemente finalizzate a sensibilizzare e a introdurre l’opinione pubblica alla legge sulla liberalizzazione degli oppioidi, approvata nel 2010. 

Il sostegno agli oppioidi per patologie benigne è ribadito nel portale Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. 

Effettivamente l’utilizzo degli oppioidi può essere una corretta soluzione per il trattamento del dolore cronico, non altrimenti controllabile, per quanto non siano trascurabili spiacevoli effetti collaterali, tra i quali uno dei più comuni, apparentemente trascurabile, è la stipsi ostinata: disturbo funzionale, solo apparentemente banale, che può compromettere significativamente la qualità di vita ed evolvere in veri e propri fenomeni di occlusione intestinale funzionale, come ben sa chi effettua consulenze chirurgiche per un Pronto Soccorso. Ma non è da trascurare soprattutto la dipendenza da oppioidi e l’insufficienza respiratoria acuta da sovradosaggio. 

Che gli oppiodi, e non solo gli oppioidi, ma anche coloro che li sostengono come fossero una panacea per il dolore, non siano proprio del tutto innocenti ce lo ha ricordato la rubrica “Central Park West”, trasmessa su Rainews24 in data odierna alle ore 7.50: accanto al significativo titolo di sfondo “L’Impero del Dolore” siamo così informati dal giornalista che negli USA la famiglia Sackler, fondatrice della Società farmaceutica Purdue Farma, è stata messa sotto accusa e condannata per numerosi decessi e gravi sindromi da dipendenza correlabili all’assunzione di Oxycontin,  oppioide prodotto dalla Purdue Farma. L’OxyContin è un farmaco oppioide ben noto per il trattamento del dolore cronico, che altro non attendeva leggi nazionali di vari Stati per una migliore espansione del suo mercato. La famiglia ha guadagnato miliardi di dollari per la vendita di tale farmaco e si è creata fama di mecenatismo, finanziando con ingenti somme di denaro musei e centri di ricerca medica.

I Sackler sono stati condannati a pagare un cospicuo risarcimento  per le morti e per i danni psicofisici provocati dall’OxyContin:

“Secondo un rapporto depositato a luglio presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti a White Plains (N.Y.) e stilato da un mediatore nominato dallo stesso tribunale, i Sackler devono anche «uscire da tutte le aziende che in tutto il mondo si occupano di produzione o vendita di oppioidi», prima di poter richiedere «naming rights in cambio di fondi in beneficenza». Quindici Stati americani, tra cui Massachusetts, New York, New Jersey e Pennsylvania, hanno accettato le condizioni dell’accordo rinegoziato dopo mesi di discussioni.

Secondo i nuovi accordi, i Sackler dovranno inoltre pagare 50 milioni di dollari e rendere noti «decine di milioni» di documenti interni relativi al loro ruolo nella produzione, commercializzazione e distribuzione dell’OxyContin, inclusa la corrispondenza riservata risalente a decenni fa” (1), 

Nel gennaio 2011 il Corriere della Sera pubblicava online l’articolo “Oppioidi, un tabù duro da abbattere” e, come abbiamo detto, analogamente numerose testate giornalistiche pubblicavano articoli “Pro oppioidi”, indirizzati in tale direzione al seguito della legge sulla liberalizzazione degli oppioidi. “Per i bambini più che per gli adulti il tabù sugli oppioidi è fortissimo ed è necessaria un’adeguata preparazione dei pediatri per abbattere la resistenza culturale che circonda questi farmaci” sosteneva un pediatra nel citato articolo de Il Corriere della Sera nell’ambito di questa campagna.

Quale fu la fonte di tale campagna?

Ci fornisce una traccia lo stesso articolo del Corriere della Sera, che ci informa di un ruolo in questo da parte di Mundipharma (3).

Chi troviamo in Mundipharma?

Possiamo chiederlo a Wikipedia: “The company was founded in 1952 in Frankfurt, Germany by brothers Raymond and Mortimer Sackler, the owners of Purdue Pharma at the time”.  

Cominciamo quindi ad evidenziare la forza degli interessi economici, che sottendono campagne e leggi a favore di determinate categorie di prodotti farmaceutici. E non è escluso che un giorno avremo più chiare idee anche sulle motivazioni che sottendono le vaccinazioni pediatriche di massa antiCOVID. 

 

Bibliografia

1. Ruiz C. Fine business per i Sackler. Il giornale dell’arte In

 https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/fine-business-per-i-sackler/136857.html

2. Veronesi riabilita il ricorso alla morfina. La repubblica.it In

 https://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/scienza_e_tecnologia/veronesi-morfina/veronesi-morfina/veronesi-morfina.html

3. Martinella V. Oppioidi un tabù duro da abbattere. Il Corriere della Sera. In

https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/11_gennaio_12/dolore-cronico-oppiacei-martinella_f9ddc4dc-03c4-11e0-8ee8-00144f02aabc.shtml.