di Enrico Ganz
Il progetto “Le tentazioni nel deserto” consiste nella composizione di due figure in bronzo, che ricordano il relativo episodio narrato sia nel vangelo di Matteo, sia nel vangelo di Luca. Narrano i due autori che prima di iniziare la sua predicazione tra le genti, Gesù si ritirò nel deserto, per essere tentato da Satana. Satana fece tre proposte: di mutare i sassi in pane; di gettarsi da un precipizio, per godere dell’aiuto divino nella caduta; di adorarlo, per ottenere in ricompensa i regni del mondo. A queste proposte Gesù oppose la sapienza delle Sacre Scritture, rispondendo nell’ordine:
-“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
– “Non tentare il Signore Dio tuo”.
– “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”.
La figura principale dell’opera rappresenterà quindi Gesù, colto nell’atto di indicare con una mano il rotolo delle Sacre scritture, fonte del sapere al quale fa riferimento per rifiutare le lusinghe del diavolo; la seconda figura è invece già stata realizzata (Fig.1) e rappresenta il diavolo, nell’atto di cadere al rifiuto opposto da Gesù.
Nell’attesa di completare l’opera, qui presento la figura del diavolo. Nelle foto 2-7 sono visibili alcune tappe nel percorso di realizzazione: l’impalcatura, l’opera in plastilina, la sua traduzione in cera e infine in bronzo (Nota 1).
E’ a questo punto interessante chiedersi cosa si intenda con il termine “diavolo”. Se tra gli ebrei Satan indicava l’Oppositore, entità spirituale in opposizione con Dio, nella traduzione greca per questa stessa entità si ricorse al verbo greco “διαβάλλω”, che aveva significati quali “calunniare, ingannare, mettere male tra due persone”. Ma al di là dell’etimologia, un saggio sulla figura del diavolo richiederebbe studi approfonditi e una sintesi occupante migliaia di pagine: concezioni religiose, credenze popolari, leggende, rappresentazioni artistiche, sette sataniche, sua ideazione nelle malattie mentali… Materia molto interessante, ma anche molto accademica, se non in qualche ambito professionale, quale la criminologia e la psichiatria. Il diavolo è persona o è proiezione di nostre pulsioni in una figura che le riassume in antagonismo con la nostra morale? Anche questa questione è di scarsa utilità nelle normali attività quotidiane di coloro che abbiano quali valori di riferimento l’onestà e la giustizia: il loro obbiettivo sarà di non lasciarsi soggiogare dal diavolo in un percorso di progressivo miglioramento della loro qualità morale; indipendentemente dal fatto che il diavolo sia persona altra dall’essere umano con il vizio di volerlo corrompere o che identifichi un complesso di pulsioni semplicemente umane.
In questa ottica l’episodio noto come “Le tentazioni nel deserto” è di un certo interesse. In questo desolato luogo il profeta si era ritirato dopo essere stato battezzato da Giovanni il Battista nel fiume Giordano. Nel battesimo Gesù aveva preso coscienza di essere “figlio di Dio” e di avere quale missione l’esercizio di un insegnamento itinerante, utile per introdurre nel “regno” di Dio gli uomini che avesse incontrato giorno dopo giorno. Il passo successivo fu di trasferirsi nel deserto, luogo privo di ogni elemento mondano gratificante il corpo e la mente, spazio vuoto nel quale definire nitidamente il suo rapporto con l’elemento divino.
Nelle risposte di Gesù al diavolo appare ben sottolineata l’importanza del distacco dagli interessi mondani nella spiritualità cristiana. “O Dio, o l’idolatria per la ricchezza, per il profitto” dirà Gesù, come riferitoci in un passo dei Vangeli, per indicare una scelta netta tra i due antitetici percorsi spirituali, che ognuno può scegliere nella vita. Ma uno solo tra i due consente al cristiano di definirsi tale. In questa scelta non vi è opportunismo; è questione di attrazione sentimentale per la figura del Cristo e per il suo insegnamento; e vi concorre un innato sentimento di giustizia, che forse risiede in qualche particolare assetto genetico.
L’opera in bronzo che propongo per la figura del diavolo potrebbe avere una finalità “meditativa”, stimolandoci a un esame di coscienza (pratica ormai piuttosto in disuso). Si potranno allora ricercare nella propria esperienza di vita le situazioni in cui ci è stato proposto o in cui abbiamo proposto qualche favore per un prioritario tornaconto personale. Potrebbe sembrare un agire innocuo, ma è un presupposto per una progressiva corruzione morale non solo nella propria vita, ma anche nella società.
Questa figura di diavolo, isolatamente considerata, potrebbe quindi stimolarci a una verifica interiore. Ma nel mio progetto quest’opera sarà conclusa il prossimo anno nel suo binomio con la figura del Cristo con lo scopo di sintetizzare iconograficamente un momento importante nella vita del Cristo e conseguentemente di tutti i cristiani. Il diavolo è qui rappresentato privo delle caratteristiche repellenti che la classica iconografia ci propone. Infatti, non ha corna, non ha piedi caprini, non ha rughe, non ha ghigno sulle labbra, non ha capelli arruffati, non ha il volgare aspetto di un satiro, non ha lo sguardo infuocato. Vuoto di sguardo, per non potervi scrutare l’animo, Satana è colto nel momento della caduta al termine della lotta con il Cristo. Cristo ha resistito alle tentazioni, affidandosi alla sapienza delle Sacre scritture e ridimensionando l’ipertrofia dell’Io, fino a farsi “figlio dell’uomo”, come gli piaceva farsi chiamare, per affrontare la successiva missione in qualità di “figlio di Dio” in mezzo all’umanità. Il diavolo è qui colto in flagrante nel suo tipico modo di agire, ovvero nell’offrire vantaggi mondani a mano tesa non certo per generosità, come indica l’altra mano, che è pronta a ghermire; una situazione che istintivamente – e magari anche per esperienza – ci porta a prevedere guai. Nel caso specifico dell’episodio qui trattato la mano del diavolo avrebbe potuto attrarre il Cristo sulle vuote vette di un’onnipotenza che glorifica sè stessa senza concepire la Carità. Ma la storia è proseguita diversamente.
A questo punto ci si potrebbe chiedere per quale motivo la presentazione del progetto compaia in questo sito il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Nel giorno di Natale la tradizione cristiana ricorda la nascita di Gesù, figlio di Dio, accolto in questa vita nell’amore materno di Maria. Il Natale diventa festa facilmente sentita da credenti e non, essendo per estensione festa della Maternità, festa dell’amore che ci accoglie alla nascita. Il Natale ha per ambientazione la luce in tutti i sensi. Effettivamente il Natale deve essere celebrato in questo contesto. Il Natale tradizionale non è in un gelido deserto privo di testimoni umani. La scelta della vigilia di Natale, per presentare l’opera “Le tentazioni nel deserto”, ha lo scopo di richiamare l’attenzione sul fatto che, per quanto concerne la figura di Gesù Cristo, si possono ricordare altre due “nascite”; nascite che, essendo essenzialmente spirituali, potrebbero essere meglio definite “epifanie”. La seconda epifania di Cristo è nel battesimo presso il fiume Giordano, essendosi manifestata in lui la coscienza di essere “figlio di Dio”. La terza epifania coincide con la sconfitta del diavolo nel deserto di Giuda. La terza epifania di Gesù si manifesta in questo deserto, nella desolazione della terra, che offre sassi, sotto un cielo, che non lusinga, e con un diavolo, che scompare. Ma nella solitudine gli “si accostarono gli angeli per servirlo”, come ci dice l’evangelista; ovvero, Dio si fece servitore di colui che si apprestava a servirlo. Nel gelido vuoto si manifesta nel profeta la luce della fedeltà ai valori divini, essenziale per iniziare il suo percorso nel mondo. In assenza di questo percorso spirituale il Natale ricorderebbe il compleanno di un uomo di nome Gesù, nato poco più di 2000 anni fa, vissuto dignitosamente negli usi e costumi del tempo, come molti altri uomini. L’opera che propongo vuol ricordare un’epifania memorabile per i cristiani, che per i cristiani rende anche memorabile la nascita di quest’uomo di nome Gesù. E non solo per i cristiani. Il percorso spirituale culminato nelle tentazioni durante il soggiorno nel deserto è stato necessario a quest’uomo per diventare elemento di trasformazione nella storia romana in un momento in cui era opportuno un cambiamento. Si consideri semplicemente che a Roma uno dei migliori divertimenti consisteva nell’assistere a spettacoli nei quali sgorgava sangue dalle ferite dei lottatori fino alla ferita mortale. L’affermarsi del cristianesimo definì un corpus di valori morali, che diede dignità all’essere umano in senso lato. Quindi, memori del sacrificio di Cristo non solo sulla croce, ma anche nel suo complessivo impegno a favore dell’umanità, sia “Buon Natale” ora e in futuro, a dispetto degli immancabili malevoli, che vorrebbero abolito l’augurio di “Buon Natale”.
Nota 1 – Per gli aspetti tecnici del calco e della fusione ha provveduto la fonderia artistica Stefan (Carbonera, TV).
Appendice
Le tentazioni nel deserto (Lc IV, 1-11)
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per esser tentato dal diavolo. 2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame. 3Gli si accostò allora il tentatore, dicendogli: «Se sei figlio di Dio, muta questi sassi in pane». 4Ma Gesù rispose: “Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
5Allora il diavolo lo condusse nella città santa fino al pinnacolo del tempio 6e gli disse: “Se sei figlio di Dio, gettati giù, poiché è scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non accada che neppure il tuo piede urti contro un sasso”.
7Gesù gli rispose: “E’ anche scritto:
Non tentare il Signore Dio tuo”.
8Di nuovo il diavolo lo condusse su un monte molto alto, gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9“Io ti darò tutto questo, se, prostrandoti, mi adorerai”. 10Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! E’ scritto:
Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”.
11Allora il diavolo lo abbandonò e gli si accostarono angeli, per servirlo.