Un pomeriggio autunnale di quindici anni fa. Davanti a me il tipico volto di un anziano frate con la folta barba. Ero andato a salutarlo in un convento del Veneto, essendo un caro conoscente di famiglia. Da bambino lo avevo incontrato a una cena offerta da una mia parente. In quell’occasione mi aveva sorpreso per un suo gioco di magia: ruotando rapidamente il pollice della mano sinistra nel pugno della mano destra, otteneva l’effetto di un temporaneo distacco del pollice dalla mano; una sorta di levitazione del pollice. Ora mi aveva accolto in una stanza contigua alla portineria, arredata con austeri ed essenziali mobili in legno. Il nostro breve colloquio virò verso un suo monologo di oltre un’ora, nel quale si alternavano sagge riflessioni, brevi note di teologia e ricordi del passato. Fui sorpreso, quando mi confidò che da giovane aveva posseduto una pistola e che aveva partecipato con grande fervore alle bonifiche pontine, trasferendosi in quei luoghi, motivato da un’insaziabile filantropia. Il seguito della sua vita fu un infaticabile impegno in ambito ecclesiastico e nella dedizione alle famiglie dei carcerati, che si esprimeva in visite di conforto e in ricerca di fondi per il sostegno delle loro esigenze economiche. Di recente era rimasto amareggiato, perchè alcuni figli di carcerati, che erano andati a salutarlo, gli avevano sottratto alcuni oggetti, approfittando di una sua distrazione. Nel lungo monologo percepii vivido entusiasmo, quando ricordò la sua ascensione notturna sul monte Oreb, per vedere quello stesso sorgere del sole all’alba, ammirato in tempi remoti da Mosè, e la traversata del lago di Tiberiade su una piccola barca, per provare le sensazioni dei discepoli di Gesù.
Padre, Figlio e Spirito Santo. Questa divinità ha valore per un cristiano, come ha valore l’insegnamento che il Cristo dava ai suoi discepoli, affermando che derivava dal Padre Celeste, a lui unito dall’Amore divino, ovvero dallo “Spirito Santo”. E ancor maggiore per il cristiano è il valore del saper coinvolgere coerentemente nella propria vita insegnamenti ed esperienza di vita del Cristo. Al di là di questo non vi è altra necessità per essere cristiani. Visitare le terre e le acque percorse dal Cristo non santifica.
Ma è anche certo un fatto. Un “cristofilo” inevitabilmente concepirà il desiderio di conoscere i piccoli dettagli mondani della vita di Cristo: che volto, che fisionomia aveva egli? Cosa e dove mangiava? Quali erano gli oggetti del vivere quotidiano? Quali paesaggi e quale vegetazione lo circondavano nelle sue peregrinazioni tra Galilea, Samaria e Giudea? Quali erano i pesci del lago di Tiberiade trattenuti dalle reti di Pietro e compagni?
Guardo la mia nuova opera, dedicata al battesimo del Cristo. Nell’articolo “Pensiero natalizio, anno 2023” ne avevo anticipato la bozza, occasione per esprimere sinteticamente il significato dell’immersione nell’acqua del Giordano, importante esperienza nella vita del maestro. Chiarito questo aspetto, non mi resta che rifinire il tema, cercando risposta ad alcuni interrogativi su aspetti più mondani, correlati alla vicenda del battesimo, che potrebbero interessare un cristofilo. Forse, potrebbero incuriosire anche qualche altro occasionale lettore. Gli interrogativi, ai quali qui tento di dare risposta in modo molto sintetico, sono i seguenti:
– che caratteristiche geografiche ha il fiume Giordano?
– in quale tratto del Giordano si immerse il Cristo?
– in che ambiente si muoveva il Cristo sulle rive del fiume Giordano?
– che pesci popolavano il fiume Giordano e il lago di Tiberiade?
– che pesci selezionavano per il pasto i discepoli pescatori, quando aprivano le loro reti sulle sponde del lago di Tiberiade?
Il fiume Giordano origina nella valle di Hula, situata in Galilea tra le alture del Golan, il monte Hermon, i monti di Naftali e il Mar di Galilea. Nasce dalla convergenza di tre fiumi: il fiume Hasbani, il fiume Dan e il fiume Banyas. Il fiume Hasbani origina in Libano ai piedi delle rocce calcaree del monte Hermon (“Hermon”: “monte del vecchio”); la sua sorgente è posta a 550 m di altitudine. Il fiume Banyas scorre ad Est del fiume Hasbani. Origina in Israele a 400 metri di altitudine da un sistema carsico del monte Hermon nell’area nota come “alture del Golan”. Il fiume Dan (Dan è il nome di una tribù israelitica) confluisce con il fiume Banyas in un tronco comune, che si unisce al fiume Hasbani, dando origine al Giordano. Il fiume Dan rigina ai piedi del monte Hermon nei pressi di un sito archeologico: la città di Dan, situata sulla principale via di collegamento tra la Galilea e Damasco.
Il fiume Giordano scorre per 320-350 Km da Nord a Sud, sfocia sul versante Nord del Mar di Galilea, noto anche come lago di Tiberiade, (l’antico lago di Genesaret) nei pressi dell’antica Betsaida 200 metri sotto il livello del mare. In questo lago l’acqua si approfonda fino a 50 metri. Dal lago il fiume “risorge” sul versante Sud, scorre a Sud, riceve il fiume Yarmuk, divenendo linea di confine tra Israele e Giordania, infine sfocia nel Mar Morto 400 metri sotto il livello del mare.
La visualizzazione dei dettagli geografici è agevole tramite GOOGLE maps. Il fiume non è navigabile. Le sue acque sono un’importante fonte idrica per le colture circostanti.
Il Giordano scorre in un ambiente desertico, dominato da arenaria e granito. Nelle oasi di questa regione e lungo le sponde del fiume abbondavano le tamerici e i salici; vi si rifugiano lepri, volpi del deserto, sciacalli, cinghiali, linci, manguste, topi, talpe, porcospini, rospi, numerose specie di uccelli migratori e uccelli stanziali, tra i quali columbidi, passeri e il ciuffolotto del Sinai. Le aree desertiche sono percorse da serpenti, camaleonti, scorpioni gialli e dall’agama del Sinai (Pseudotrapelus sinaitus), un piccolo sauro. Probabilmente questa era anche la fauna presente ai tempi di Gesù, alla quale si aggiungevano le lontre nelle acque del Giordano. Lupi e orsi erano lontani, confinati alle aree montuose; la tigre, la pantera e la iena potevano essere incontrate nel bacino del Mar Morto; i coccodrilli vivevano a Nord di Cesarea marittima. La lontananza di questi predatori consentiva sonni tranquilli a coloro che si accampavano all’aperto nel luogo scelto da Giovanni per i battesimi. Rinoceronti, leoni ed elefanti erano già a quel tempo il lontano ricordo di un’era in cui l’ambiente non si era ancora desertificato.
Non è nota la precisa localizzazione del battesimo di Gesù lungo il Giordano. Secondo la tradizione sarebbe avvenuto in Giudea sulla riva sinistra del Giordano a Nord di Gerico.
Gesù fu attratto in quel luogo, essendo stato informato che il cugino Giovanni il Battista aveva scelto di stabilirvisi. Qui Giovanni viveva nel modo più essenziale possibile: dai Vangeli sappiamo che vestiva con pelli di cammello e che si nutriva di locuste e di miele selvatico. Probabilmente dormiva all’aperto, meno probabilmente pernottava presso conoscenti in qualche abitazione di Gerico o comunque di un villaggio nei pressi del fiume. Il suo impegno era di offrire un rito di purificazione a favore di coloro che si immergevano nel fiume. La purificazione dai peccati era un requisito, per accogliere in modo appropriato l’uomo che Dio stava per inviare, il “Messia”, predetto dalle Sacre Scritture. Ma Giovanni offriva anche consigli morali a chi ne desiderava: a chi lo interrogava sul modo di comportarsi, per essere in armonia con Dio, diceva “Chi ha due tuniche le divida con chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto”; ai soldati diceva: “Non molestate alcuno, non denunziate falsamente e contentatevi della vostra paga”; ai pubblicani consigliava: “Non esigete niente di più di quello che vi è stato fissato”.
Per quale motivo Giovanni scelse il fiume Giordano? Forse per necessità, per la favorevole collocazione rispetto ai fiumi che gli danno origine e al fiume Yarmuk, ma forse anche per l’importanza storica e simbolica di questo fiume, essendo stato attraversato dagli ebrei, per entrare nella Terra promessa al termine del loro esodo dall’Egitto.
Non sappiamo quanto tempo il Cristo si trattenne presso il luogo del battesimo, ma sappiamo che la successiva tappa fu il deserto, forse il cosiddetto “deserto di Giuda” nei pressi di Gerico. Qui completò la sua formazione spirituale, prima di iniziare la predicazione con i discepoli.
Di cosa poteva nutrirsi il Cristo nei giorni del battesimo e nel successivo periodo vissuto nel deserto?
Verosimilmente egli beveva l’acqua del fiume e forse si cibava di alimenti “d’emergenza”, come Giovanni il Battista: miele e locuste. Ma probabilmente egli poteva accedere a cibi offerti da viandanti e da abitanti di Gerico o di altro villaggio: carne di pecora, pani di farro, fichi, pesci del fiume Giordano. Certamente non poteva procurarsi carne di animali considerati impuri dagli ebrei: i rettili, l’anguilla (essendo animale acquatico senza pinne e scaglie, come indicato in Lev. 11, 9-12), gli insetti con l’eccezione della locusta, i quadrupedi “che non hanno lo zoccolo o l’unghia completamente spaccati, e che non ruminano” (Lev. 11, 4-8). Nello specifico erano considerati impuri la lepre, il coniglio, il cavallo, il maiale, il cinghiale, i roditori, i rettili, lo struzzo, gli animali sarcofagi, gli uccelli rapaci. In generale, l’alimentazione di Gesù era certo spartana, ma completa, considerando le esigenze energetiche per le sue lunghe peregrinazioni tra Galilea, Giudea e Samaria.
La fauna ittica fornì certamente un’importante fonte di alimentazione sulle rive del lago di Tiberiade dopo l’incontro con quei pescatori, che divennero suoi discepoli. Quali pesci vi troviamo?
In una parabola Gesù disse: “Il regno dei Cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie pesci di ogni genere. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i pesci cattivi. Così sarà alla fine del mondo”.
I pesci “cattivi” potrebbero essere quelli “senza scaglie e senza pinne”, come indicato dalla tradizione ebrea (per esempio, le anguille, i crostacei e i molluschi), ma anche quelli con carni meno gradite. In effetti, ancora oggi non tutte le specie di pesce rinvenibili nel Mar di Galilea sono gradite per l’alimentazione. I pesci più ricercati sono la tilapia di Galilea, il barbo e la sardina di Cinneret. Questi erano certamente anche i pesci preferiti dalla comunità di Gesù. Oggi, ai pellegrini che raggiungono il Mare di Galilea è offerto il “pesce di San Pietro”, ovvero la Tilapia galilaea (Sarotherodon galilaeus), verosimilmente il pesce dalle carni più gradite tra quelli pescabili in questo lago.
Concludo questo scritto, riportando la breve riflessione precedentemente pubblicata il dicembre scorso:
“Il battesimo ha particolare importanza nella vicenda umana del Cristo. Vi si possono individuare due momenti: l’immersione nel fiume Giordano e l’uscita dall’acqua. Per far risaltare un determinato aspetto della personalità di Cristo, esaminerò qui molto sinteticamente i due momenti in direzione temporale contraria: prima l’uscita del Cristo dall’acqua, poi la sua immersione.
Uscendo dall’acqua, il Cristo ebbe l’intuizione di una missione spirituale al servizio degli uomini, per condurli all’armonia con una divinità che “impregna” il reale.
Ma potrebbe mai essere degno maestro spirituale degli uomini un essere gonfio di orgoglio? Intuitivamente la risposta è no; intuitivamente pensiamo che orgoglio e interesse abbia forgiato quei falsi maestri, cosiddetti “santoni”, motivati dal desiderio di celebrare la propria personalità, ammirandola, come in uno per specchio, in una comunità di adepti. Tra questi personaggi troviamo tipicamente anche la volontà di truffare economicamente gli adepti.
Un risposta sulla stoffa del Cristo ci viene dalla sua decisione di immergersi nell’acqua tra coloro e come coloro, che si ritenevano in difetto nel rispetto dei comandamenti e che perciò cercavano una riconciliazione con Dio in un bagno di simbolica purificazione tramite il pentimento. In questo atto Cristo si definì maestro spirituale di elevata statura, rinunciando a quell’orgoglio che crea dicotomia con l’altro.
Ritorniamo ora alla corretta direzione temporale. Dopo l’atto di umiltà del battesimo, Gesù esce dall’acqua e ha la percezione di una missione spirituale a favore dell’umanità. Nel corso di questa missione egli proporrà una sua visione morale, che saprà sostenere con risolutezza di fronte ai potenti del tempo. Un altro tipo di orgoglio, che è una buona qualità in contrasto con la miseria dell’arrendevolezza.”
Riferimenti
Dizionario Biblico.
https://www.gugliuzza.net/biblioteca/dizionario-biblico-a-l.pdf
Fauna ittica del Mar di Galilea. Biblioteca online Watchtower.
https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/1001072103
Il lago di Tiberiade. Gli Scritti Centro Culturale
https://www.gliscritti.it/gallery3/index.php/album_001/La-Galilea/DSCN0293
Il Giordano: fiume della vita.
https://www.settimananews.it/bibbia/giordano-fiume-della-vita/
Il Giordano nell’Antico Testamento. Pro Terra Sancta
https://www.proterrasancta.org/it/approfondimenti-lungo-il-fiume-giordano/
Natura della Giordania