L’episodio “Le tentazioni nel deserto”, narrato nel IV capitolo dei vangeli di Matteo e di Luca, non ha ricevuto nell’iconografia cristiana quell’ampia attenzione che è stata riservata a episodi quali la nascita, il battesimo, la crocifissione e la resurrezione del Cristo. Mi è parso quindi interessante proporne una rappresentazione in forma scultorea, utilizzando il bronzo. Nel dicembre 2021 ho presentato la prima figura, il diavolo tentatore. Ora posso presentare l’opera completa (Fig. 1-3) con la figura del Cristo nell’atto di rifiutare le tre tentazioni del diavolo.
Prima di descrivere le caratteristiche tecniche di questa statua, può essere interessante ricordare il commento di qualche pensatore sull’episodio delle Tentazioni nel deserto. Ho scelto di riportare qui una sintesi della famosa riflessione di Dostoevskij, contenuta nel capitolo “Il Grande Inquisitore”, del romanzo “I Fratello Karamazov”. Come sappiamo, la prima tra le tre tentazioni del racconto evangelico consiste nella proposta di trasformare i sassi del deserto in pane, per saziarsi. Dostoevskij propone in proposito questa riflessione (1):
“Ripensa alla prima proposta. Se non le parole, il senso era questo: “Tu [Cristo] vuoi andare nel mondo e ci vai a mani vuote, con una promessa di libertà che gli uomini, nella loro semplicità e nel loro disordine innato, non possono neppure concepire, della quale hanno paura e terrore, perché nulla è stato mai più intollerabile della libertà per l’uomo e per la società umana! Vedi invece queste pietre, in questo deserto nudo e infuocato? Mutale in pani e l’umanità ti verrà dietro come un gregge docile e riconoscente, se pure eternamente spaventato all’idea che Tu possa ritirare la Tua mano e lasciarlo senza i Tuoi pani. Ma Tu non volesti privare l’uomo della libertà e respingesti l’invito, perché quale libertà vi può essere, pensasti, se si compra l’ubbidienza con il pane? Tu obbiettasti che l’uomo non vive di solo pane; ma lo sai che proprio nel nome di questo pane terreno insorgerà contro di Te lo Spirito della Terra, e lotterà con Te, e Ti vincerà? (…)
In questa proposta era racchiuso uno dei più grandi segreti del mondo. Accettando l’idea dei pani, tu avresti acquetato un’ansia eterna e universale degli uomini, tanto dell’individuo singolo, quanto dell’intera umanità, e cioè questa: “Davanti a chi inchinarsi? (…) Tu non potevi non conoscere questo segreto fondamentale della natura umana, ma rifiutasti l’unica bandiera invincibile che Ti si offrisse per indurre tutti a inchinarsi davanti a te senza discutere: la bandiera del pane terreno, e la rifiutasti in nome della libertà e del pane celeste. (…)
Col pane ti si offriva una bandiera al di sopra di ogni discussione: dagli il pane e l’uomo si inchinerà, poiché non c’é nulla di più indiscutibile del pane. Se però nello stesso momento qualcun altro, accanto a Te, si impadronisce della coscienza dell’uomo, oh allora l’uomo butterà via persino il Tuo pane e andrà dietro a chi ha sedotto la sua coscienza! (…) (Invece), Tu volesti il libero amore dell’uomo, volesti che Ti seguisse liberamente, incantato e conquistato da Te. Al posto dell’antica legge fissata saldamente, da allora in poi era l’uomo che doveva decidere con libero cuore che cosa fosse bene e che cosa fosse male, e come unica guida avrebbe avuto davanti agli occhi la Tua immagine. (…). Ci sono sulla Terra tre forze, tre sole, che possono vincere e imprigionare per sempre la coscienza di questi esseri deboli e ribelli, dando loro la felicità, e queste forze sono: il miracolo, il mistero, l’autorità. Tu rifiutasti la prima, la seconda e la terza e così desti l’esempio.”
Riguardo alla seconda tentazione Dostoevskij osserva:
“Lo spirito sapiente e terribile Ti portò in cima al Tempio e ti disse “Vuoi sapere se sei il Figlio di Dio? Gettati giù, perché fu detto di Lui che gli angeli Lo sosterranno e Lo porteranno, ed Egli non cadrà e non si farà alcun male, e così saprai se sei il Figlio di Dio, e dimostrerai la Tua fede nel Padre Tuo.” Ma Tu, dopo averlo ascoltato, rifiutasti l’offerta, non Ti lasciasti convincere, e non Ti gettasti giù. (…) Oh, Tu capivi bene che, facendo un solo passo, un solo movimento per buttarti giù, avresti tentato il Signore e avresti anche perduto tutta la fede in Lui, e Ti saresti sfracellato su quella Terra che eri venuto a salvare, mentre lo Spirito intelligente che Ti aveva tentato si sarebbe rallegrato!”
Queste riflessioni sono poste sulla bocca del Grande Inquisitore, che condanna Gesù per un modus operandi destinato a fallire nella conquista di un ampio consenso umano, a causa delle caratteristiche psicologiche della maggior degli uomini, ribelli, ma infine incapaci di gestire la libertà, con il risultato di aver assoluta necessità di assoggettarsi a una guida che offra preminentemente promesse materiali. In alternativa, per natura ribelli, gli uomini sono disposti ad assoggettarsi al divino in virtù del miracolo, del mistero e dell’autorità, piuttosto che per sincera e libera attrazione alla sfera del divino. Ma nel deserto il Cristo non progettò di sfruttare queste caratteristiche umane, per attrarre a sé gli uomini in un puro atto di interessata sottomissione; scelse piuttosto di proporsi quale guida spirituale “a mani vuote”, per ottenere discepoli solo tra coloro che sarebbero stati disposti a seguirlo senza secondi fini su una via che conduce al “pane” celeste, “innamorati” del suo messaggio”.
Nella riflessione di Dostoevskij si può intravvedere una nota critica sull’autorità ecclesiastica, che avrebbe distorto l’autenticità del messaggio del Cristo, fondato piuttosto su una diretta e personale adesione del fedele a Cristo senza mediazione di autorità. A parziale correzione di questa visione è opportuno notare che in un’ottica di fede il definirsi di un’autorità ecclesiastica contestualmente alla diffusione dell’evangelizzazione dopo la morte del Cristo non poteva prescindere da una volontà divina; in caso contrario, il piano divino non sarebbe stato… ben pianificato. Ma è altresì vero che nella religione cristiana non può essere ignorata l’importanza del rapporto diretto tra fedele e Cristo, come Dostoevskij osserva, dicendo: “[Nel rifiutare di trasformare nel deserto i sassi in pane] Tu volesti il libero amore dell’uomo, volesti che Ti seguisse liberamente, incantato e conquistato da Te.”. A supporto di questa affermazione, tra i molti episodi del vangelo, si potrebbe ricordare la risposta di Gesù alle benevole parole e alla preghiera del brigante crocefisso accanto a lui, riportata nel vangelo secondo Luca.
E’ evidente che una riflessione sull’episodio delle tre tentazioni non si esaurisce qui, e altri spunti di riflessione sono stati certamente proposti nell’arco di due millenni. Ne ricordo una, più semplice, ma anche, a mio parere, non meno profonda (2):
“Se Gesù nel deserto avesse trasformato le pietre in pani per placare la fame, la sua sarebbe stata la farsa di un Dio che si finge umano e che per dare il buon esempio vive una finta sofferenza. Se Gesù si fosse prostrato ai piedi del diavolo, avrebbe solo ottenuto il possesso di cose comunque destinate all’oblio del tempo; ma non ha ceduto preferendo inchinarsi ai piedi dei discepoli in un’esistenza di servizio.” (Don Pietro Roberto Minali).
Quanto a me, ho già proposto una mia personale riflessione nell’articolo inserito in questo sito nel dicembre 2021. Concludo quindi la presentazione dell’opera con alcuni aspetti tecnici relativi alla realizzazione della statua del Cristo.
La statua presenta un’altezza testa-piedi di 105 cm. E’ stata realizzata inizialmente in plastilina (fig. 4), un materiale che presenta difficoltà nella lavorazione dei piccoli particolari e che richiede di costruire preventivamente e in corso d’opera un robusto supporto per sostenerne la massa, ma che ha il notevole vantaggio di non indurire, come la creta, consentendo a chi non è un professionista di dedicarsi occasionalmente all’opera negli intervalli di tempo liberi da impegni in un lungo arco temporale. Il supporto centrale è stato ottenuto con una robusta barra inserita in una piattaforma in legno. La barra costituisce l’asse centrale di una griglia composta da sottili barre filettate e da lamine forate in ferro connesse con bulloni. Per il sostegno degli arti sono state utilizzate lamine forate interne e barrette esterne, poggianti sulla piattaforma. La veste è stata ottenuta modellando un tessuto immediatamente dopo la sua immersione in cera fusa. La tecnica di fusione del bronzo è “a cera persa”; una tecnica complessa, che al giorno d’oggi nel mondo dell’arte richiede quasi di regola l’intervento di un fonditore specializzato nel settore. Nel caso specifico ha provveduto alla trasformazione in bronzo la fonderia Stefan nei pressi di Treviso. Per ottenere un migliore effetto plastico, la veste e il rotolo delle Sacre Scritture sono stati fusi separatamente e successivamente saldati al corpo. Per i dettagli e per le rifiniture sull’opera in bronzo ho utilizzato una piccola fresatrice con punte diamantate e minidischi abrasivi. La patinatura è stata ottenuta con stratificazioni a caldo di una soluzione di solfuro di potassio, apposte in numero sufficiente ad ottenere una tonalità e una trasparenza adatta per una collocazione dell’opera in un ambiente interno.
Bibliografia
1. Dostoevskij F. I fratelli Karamazov. Ed. Sansoni, Firenze, 1961.
2. La Domenica. N° 1/2022. Editore Periodici San Paolo s.r.l.