di Enrico Ganz
Chi non ha mai visto almeno un film del genere Western e non ha mai visto almeno una sequenza in cui il protagonista carica un fucile Winchester con azione a leva? Questo fucile fu progettato nella seconda metà del XIX secolo come arma da caccia per modifica del fucile militare a percussione anulare Spencer. Il primo modello di qualità fu prodotto nel 1866 dalla neonata Winchester Repeating Arms Company, fondata nel 1856 da Oliver Fischer Winchester di New Haven, una cittadina del Connecticut. Il fucile fu chiamato “Winchester 66”. Seguirono i modelli 73 e 76 e successivamente i modelli migliorati da John Moses Browning, caratterizzati dall’otturatore prismatico che scorreva all’interno della culatta: i modelli 1886, 1892, 1894, tutti con caricatore tubulare, e il modello 1895, dotato di caricatore verticale posto sotto l’otturatore. In questi modelli l’espulsione del bossolo avveniva verso l’alto. Nel 1881 l’azienda Marlin di di North Haven nel Connecticut iniziò a produrre un modello con espulsione laterale del bossolo (5).
In queste antiche tipologie di fucili la leva di sottoguardia consente il caricamento del fucile. Più precisamente, l’avanzamento della leva abbassa il blocco verticale di culatta che vincola in chiusura l’otturatore tramite due rebbi inseriti rispettivamente nell’otturatore e nella carcassa; l’otturatore arretra, armando il cane e provocando l’espulsione del bossolo. Nella fase finale di arretramento dell’otturatore si innesca la risalita della cucchiaia di alimentazione, che preleva una cartuccia dal serbatoio e la presenta all’otturatore. Retraendo la leva, per riportarla nella posizione originaria, l’otturatore avanza, spingendo la cartuccia nella camera. La chiusura finale della leva ripristina il blocco di chiusura (3).
Questo sistema di ricarica sembrerebbe valido, ma, se si osservano video dedicati alla caccia o se si segue una battuta di caccia, al giorno d’oggi molto difficilmente si vedrà in azione un meccanismo di questo tipo.
Mi sono allora chiesto quale ne sia il motivo.
Il motivo è che gli studi balistici hanno condotto all’affermarsi di proiettili appuntiti, definiti “spitzer”, più efficienti per tenuta della traiettoria e distanza di tiro, ma che inceppano i fucili con meccanismo a leva e otturatore tubolare.
La sostituzione dell’otturatore tubolare, tipico degli originali fucili a leva, con l’otturatore a testina rotante consentì di ovviare a questo inconveniente, mantenendo il meccanismo a leva, ma i costi di produzione erano elevati e questa tipologia non ebbe ampia diffusione, restando comunque una valida e costosa possibilità (per es con il Browning BLR 81, dove BLR è acronimo di “Browning lever rifle”) (5).
Attualmente i fucili da caccia con maggior precisione a lunga distanza si avvalgono della “bolt action”: dopo il tiro l’otturatore deve essere ruotato sul proprio asse e arretrato mediante una levetta posta sul versante destro dell’arma; in questo modo è aperta la camera e il bossolo è espulso lateralmente.
Tuttavia alcuni modelli di fucili a leva con otturatore tubolare sono ancora prodotti per appassionati di “cowboy action shoting”, che si cimentano in gare di tiro dinamico in alcuni Centri di Tiro. Nel miglior spirito dei tempi passati sono utilizzate le tradizionali cartucce 45-70 Gov e 30-30 Win, ma vi sono anche versioni aggiornate di questi fucili, che incamerano cartucce più recenti, concepite in primis per la caccia con il revolver: .357 Magnum, .44 Remington Magnum e .454 Casull. Queste cartucce hanno adeguata potenza per tiri fino a 50 metri e portano palle a punta piatta, caratteristica essenziale per evitare l’inceppamento in un fucile a leva con caricatore tubolare. Bersagli posti oltre i 50 metri non sarebbero comunque adatti per questi fucili, considerando che tacca di mira e mirino sono fissi, per rispettare le caratteristiche dei fucili all’epoca della colonizzazione nell’America occidentale. Non vi trovano quindi posto cannocchiali con reticoli balistici o torrette balistiche per tiri a lunga distanza (1).
Non ho mai avuto occasione di tenere in mano queste armi, che sono prodotte nel Connecticut, in Brasile e in Italia. Dai pareri raccolti sembrerebbe che i prodotti provenienti dal Brasile non siano eccezionali: possono essere necessari interventi di un esperto armiere, per rendere più fluido il meccanismo e una correzione del mirino fisso. Per esempio, i fucili che incamerano indifferentemente le cartucce .45 Colt e .454 Casull possono essere commercializzati con ottimizzazione per i tiri con le più deboli .45 Colt, sicchè quando il tiro si fa più teso per l’utilizzo delle .454 Casull il bersaglio è colpito più in alto. Tuttavia, un fucile adeguatamente tarato o comunque prodotto da un’azienda affidabile può essere proposto per la caccia al cinghiale: si è infatti osservato che nel nostro territorio il cinghiale è frequentemente stanato in ambienti boschivi e nella macchia, dove i tiri sono necessariamente contenuti entro i 30-40 metri, distanza alla quale questi fucili hanno prestazioni accettabili a partire dal caricamento in .357 Magnum con palle parzialmente rivestite. Positive esperienze di caccia con questi fucili sono state riportate, per quanto il loro utilizzo non sia lo standard di caccia al cinghiale (2). In particolare, in Italia non possono essere al momento utilizzate per uso venatorio armi lunghe incameranti cartucce “troppo morbide”, come incredibilmente imposto dall’art. 13, comma 1, della legge 157 del 1992.
Acquisite queste informazioni, ho allora pensato che forse un giorno, se mai sarà eliminato il sopra citato stupido articolo legislativo, questa tipologia di fucile con bassa energia di rinculo potrebbe essere utilizzata per la caccia all’orso nel Trentino con la stessa tecnica della caccia alla posta con revolver, praticabile negli Stati Uniti. Questa tecnica prevede di attirare l’animale con una pastura, rimanendo in attesa su un palco poggiante contro il tronco di un albero. Sono utilizzati revolver con cartucce .357 Magnum, .44 Magnum o .454 Casull. Come scrive Dick Metcalf (4): “Il terzo metodo è quello di cacciare con l’esca da un terrapieno o da un albero. La visibilità è estremamente limitata. La quiete è insopportabile e il minimo fruscio si sente a trenta metri di distanza. Deve essere trovata una posizione efficace che raramente si trova a più di cinquanta piedi di distanza; lo stand che ho usato nel 2004 metteva il mio naso esattamente a venticinque piedi dalla pila delle esche.
La disciplina e la concentrazione assolute sono essenziali quando si caccia con l’esca. Mentre stai seduto ignaro, gli orsi potrebbero spesso circondarti, testando il vento per qualsiasi accenno di presenza estranea. A meno che tu non sia immobile, silenzioso e sempre senza profumo, non apparirà mai e non saprai mai che si trova vicino. E se il l’orso arriva, è comunque estremamente improbabile che tu abbia un accenno della sua presenza finché non è effettivamente all’amo, dove sarà abbastanza vicino da permetterti di sentirne l’odore.”
Questa è una tecnica che ricorda la pesca a fondo con piombo in fiumi e laghi, utilizzando una pastura: entrambe richiedono silenzio e tanta pazienza, non necessariamente premiata da un risultato concreto, ma ricompensata dall’immersione contemplativa nell’ambiente.
Quando sarà possibile cacciare l’orso bruno in Trentino?
Sarà possibile, se non si provvederà a eradicare gli orsi dai boschi tramite un programma regionale di sicurezza. Probabilmente non sarà possibile mettere in atto questo piano, non solo per l’opposizione delle associazioni di animalisti, ma anche per convenienza economica nella prospettiva di creare un business della caccia come è accaduto in Slovenia. E in effetti, quando vi saranno state altre vittime umane per incontri fortuiti con orsi poco socievoli, allora vi potrà essere una valida motivazione per aprire la caccia all’orso, per tentare di contrastarne l’attuale proliferazione incontrollata. Se in Slovenia ricevono i loro profitti le associazioni locali di cacciatori, senza le quali non è possibile cacciare autonomamente, in Italia potrebbe beneficiarne perlomeno la regione Trentino.
Se la caccia si aprirà, ricordiamoci che l’emarginato, antico fucile a leva incamerato con le moderne cartucce .357 Magnum o .44 Remington Magnum, adeguatamente caricate secondo standard di caccia, potrebbe diventare un’interessante alternativa alle moderne tipologie di fucile, utilizzando la tecnica statunitense di caccia con revolver alla posta (arma non consentita per la caccia in Italia); una tecnica che ha il vantaggio di non utilizzare cani scatenati, con buon vantaggio per la tranquillità dei nostri boschi, e che ha il vantaggio di non comportare rischi per gli escursionisti dei boschi, grazie alla modalità di tiro, che avviene dall’alto verso il suolo a corte distanze.
Questo tipo di caccia dovrebbe essere dunque incentivato rispetto ad altri metodi. Per raggiungere questo obbiettivo, sarebbe necessario consentire l’utilizzo di fucili a bassa energia di rinculo, modificando l’ingiustificata limitazione all’uso di cartucce per caccia con lunghezza del bossolo non inferiore a 40 mm, stabilita dall’art. 13, comma 1, della legge 157 del 1992. Questo articolo legislativo afferma in sostanza – senza che vi sia alcun valido motivo – che devono essere utilizzate cartucce più potenti delle .357 Magnum e delle .44 Magnum, le quali sono caratterizzate da un bossolo lungo circa 33 mm; una lunghezza, che è inferiore ai bossoli consentiti per uso venatorio. Quindi, questo articolo legislativo impone per l’uso venatorio l’utilizzo di cartucce a maggior energia di rinculo delle .357 Magnum e .44 Magnum, rendendo meno agevole e più rischioso il tiro nello stretto spazio di un palco appoggiato al tronco di un albero.
Bibliografia
1. Andreas Wilhelmus e Matthias S. Recktenwald . PROVA: Rossi Puma M92. In: https://www.all4shooters.com/it/tiro/fucili/ferkinghoff-rossi-m92-puma-blued-brass-fucile-leva/
2. Armeria Magno 12 Puma Rossi M92 .454 Casull. In: https://www.youtube.com/watch?v=cHbiVDEq-8A
3. Armi e Tiro. Rossi R92 Octagonal barrel stainless steel cal .357 magnum: la carabina a leva dei cowboy | La prova. In: https://www.youtube.com/watch?v=H1PnMMq3kLY
4. Dick Metcalf. Handgunning for Bear. Peterson’s Hunting Magazine, November 2006.
5. Bighunter.it. Vecchie glorie: la carabina a leva Browning modello BLR 81. In: https://www.bighunter.it/Home/Blog/tabid/58/EntryId/920/Vecchie-glorie-la-carabina-a-leva-Browning-Modello-Blr-81.aspx
Iconografia
Particolare di fucile a leva, fotografia per gentile concessione dell’armeria Gamba, Lugugnano (VR)