Fig. 1

di Enrico Ganz

Recentemente ho avuto occasione di effettuare una riparazione sulla tacca di mira di un revolver, danneggiatasi in seguito alla caduta dell’arma da un’altezza di 20-30 cm: poco è bastato, perché si piegasse la sottile lamina metallica, tanto tenera nella sua composizione in alluminio, quanto importante per centrare il bersaglio.

Dopo la riparazione, sulla scorta dell’esperienza acquisita ho preparato una procedura pro-memoria, utile nel caso che dovessi avere in futuro un problema di questo tipo. Mi sono allora chiesto se fosse opportuno rifinirla e presentarla pubblicamente in Internet. Nel dubbio mi sono rivolto la seguente domanda: “La motivazione risponde al desiderio di far conoscere la mia perizia per orgoglio oppure è espressione di una semplice “pulsione” didattica? Nel cercare una risposta ho considerato che non ho alcun interesse o motivo di orgoglio di essere conosciuto in futuro per esperto armiere, considerando che è in un altro settore la mia qualità tecnica; né vi è alcun tornaconto economico personale. Ho anche considerato che finora devo essere riconoscente a molte persone, che tramite i video pubblicati in Youtube mi hanno reso partecipe di orientamenti tecnici non facilmente acquisibili per altre vie in un’ampia varietà di settori, finanche in ambito chirurgico. Quale che siano le loro motivazioni, che sia pura esibizione dello loro qualità, che sia tornaconto personale o che sia spirito didattico, è certo che sono loro riconoscente. Ho perciò rotto gli indugi, per presentare questa procedura, anche se certamente sarà utile a ben pochi in Italia, considerando che il tiro a segno con le armi da fuoco – e con i revolver in particolare – non è certo tra le priorità sportive italiane. 

Il blocco che supporta la tacca di mira è mostrato in figura 1. Il blocco è connesso al castello del revolver con un’unica vite, che dopo la sua rimozione deve essere riposta in luogo sicuro, non essendo facilmente sostituibile in caso di perdita. Rimossa la vite, il blocco deve essere spinto posteriormente, al fine di disimpegnare dalla slitta del castello la piastrina del meccanismo di regolazione in altezza. 

Fig. 2

Smontaggio del blocco reggitacca (Fig. 2)

Inserire il blocco reggitacca in un sacchetto trasparente privato parzialmente del suo fondo.

Fissare la piastra (I) del blocco reggitacca in una morsa delicata con branche a superfici lisce. Svitare il perno filettato (B), che tiene in sede la vite di regolazione (A1), inserendo nei rispettivi tagli d’avvitamento un cacciavite a punta lineare 3 mm e un cacciavite a punta lineare 5 mm (Fig. 6; in figura non è posizionato il sacchetto, per migliore visualizzazione). Particolare attenzione deve essere posta nell’evitare il danneggiamento degli intagli sulle teste delle viti, esercitandovi una decisa e ferma pressione con i cacciaviti.

Svitare la vite di regolazione per il movimento in deriva (A1) dal cilindro filettato (C) della tacca di mira (D). Lo scopo del sacchetto si chiarisce in questa fase. Infatti, la vite presenta un incavo (E) nella superficie laterale della sua testa; nell’incavo è accolta una molla (F) e un cilindro (G) con estremità conica, che, secondo una mia personale nomenclatura, è definibile “microstabilizzatore”. Questo elemento ha la funzione di stabilizzare la posizione della vite di regolazione, contrastando gli effetti delle vibrazioni conseguenti agli scoppi delle cartucce. E’ fornito di un’estremità appuntita che si inserisce su micro-incavi equidistanziati ricavati sulla superficie interna del cilindro (H) della piastra reggitacca. La molla e il microstabilizzatore si eiettano all’esterno nel momento in cui l’incavo (E) della vite di regolazione (A1) si disimpegna dal cilindro della piastra reggitacca (H); vi è quindi il concreto rischio di perderli a distanza dal tavolo di lavoro, considerando che entrambi hanno una lunghezza di soli 3 mm e che sono eiettati con molta energia in rapporto alla loro esigua massa. 

Messi al sicuro i due piccoli elementi F e G e la vite di regolazione A1, è ora possibile sfilare il cilindro filettato (C) con la tacca di mira, che gli è solidale, dal cilindro fessurato (H) della piastra reggitacca (I), spingendolo delicatamente a destra.

Fig. 3

Segue la delicata fase del rimodellamento, per restituire alla tacca di mira, deformata dall’urto, l’originaria forma rettangolare piana. Allo scopo sono utilizzabili:

  • due piccole pinze e un martello delicato per raddrizzare gradualmente la tacca;
  • una robusta morsa con ganasce lisce. Se le ganasce sono ruvide, è necessario rivestirle con spesse lamine metalliche lisce, al fine di esercitare un’azione di pressa omogenea sulla lamina. L’azione deve essere accorta, evitando di appiattire la lamina oltre i suoi definiti limiti.  
  • una limetta delicata per ferro, per ridefinire il contorno della lamina. L’azione di lima deve essere ridotta al minimo o anche evitata, al fine di evitare perdita di sostanza. Questo strumento deve essere utilizzato solo al termine della lavorazione (Fig.3), quando si ritiene di non poter ulteriormente migliorare il rimodellamento con gli strumenti precedenti. Fino a questo punto anche le residue minime irregolarità devono essere ridotte nel modo più conservativo possibile con l’alternarsi dell’azione di pressa e di micromartellamento;
  • carta vetrata 800 e 1000, per appianare le microasperità prodotte dalla limetta.

Al termine, eventuali parti sverniciate devono essere rivestite da un sottile strato di vernice nera opaca.

Fig. 4

Fig. 5

Completata l’operazione, si può procedere al rimontaggio, seguendo in senso inverso la sequenza sopra descritta. Vi è tuttavia un’operazione che non è agevole: l’inserimento della molla F e del microstabilizzatore G. Infatti, quando si tenta di far rientrare il microstabilizzatore nella sua sede, la retrostante molla lo spinge con forza all’esterno, impedendo l’avvitamento della vite A1 nella cui testa i due componenti sono accolti. Un trucco consiste nell’inserire un tubicino trasparente in plastica poco deformabile lungo 5 mm sulla testa della vite (Fig.4, fig.5), mentre vi si tiene inserito all’interno il microstabilizzatore, premendovi sopra l’estremità del pollice sinistro. Questa è la fase più delicata del rimontaggio; per evitare che la molla e il microstabilizzatore siano dispersi in seguito all’eiezione per l’accidentale perdita di contatto tra il dito e il microstabilizzatore, sarebbe opportuno effettuare questa operazione in un sacchetto trasparente aperto alle due estremità. Inoltre, deve essere prestata la massima attenzione a non esercitare con il pollice un’eccessiva pressione laterale sulla testa della vite, che potrebbe piegarsi rispetto al suo corpo filettato; infatti, tutti i componenti della tacca di mira sono in metallo tenero e questa eventualità impone un nuovo smontaggio, per riallineare la vite. La pressione del pollice sulla testa della vite deve essere quindi controbilanciata dalla pressione dell’indice sul versante opposto. Quando è inserito sulla testa della vite, il tubicino impedisce l’eiezione del microstabilizzatore sotto la spinta della  retrostante molla. A questo punto è possibile completare l’avvitamento della vite al cilindro filettato C, accolto nel cilindro fessurato H del supporto, facendo attenzione a mantenere digitalmente il controllo del tubicino, poiché esso tende ad essere deformato e ad essere spinto esternamente dalla pressione esercitata dal complesso molla-microstabilizzatore, mentre la testa affonda progressivamente nel cilindro H in conseguenza dell’avvitamento.

Fig. 6

Si può considerare terminato il “momento critico” nel momento in cui la testa della vite è inserita nel cilindro quanto basta per farvi scomparire il microstabilizzatore (Fig. 6). Quando il microstabilizzatore è entrato nel cilindro, l’operazione di rimontaggio è completabile senza difficoltà. 

Concluso il riposizionamento della tacca di mira, la piastra del dispositivo è fissata al castello del revolver con l’apposita vite, facendo attenzione al corretto inserimento della piastrina del meccanismo di regolazione in altezza nella slitta del castello. La vite non deve essere stretta eccessivamente, quando si giunge a fine corsa dell’avvitamento; infatti, la stabilità della vite non è data tanto dalla forza di serraggio, quanto piuttosto dalla leggera curvatura della piastra reggitacca; è lo stesso principio fisico per cui funziona una rondella Grower. 

Al termine del montaggio è necessario controllare che il contorno superiore della tacca di mira sia perfettamente rettilineo e che sia in bolla rispetto al piano di appoggio sul castello del revolver. E’ inoltre necessario controllare che il movimento laterale della tacca di mira, mediato dalla vite di regolazione, sia fluido. Se non lo fosse, si deve pensare a una perdita di allineamento tra la testa della vite di regolazione e il suo corpo filettato, per un’eccessiva pressione laterale esercitata sulla testa in fase di montaggio; in tal caso è necessario provvedere allo smontaggio, per riallineare la vite. Verificata la fluidità del movimento, eventuali difetti sul contorno superiore della tacca di mira sono corretti con una limetta per ferro delicatamente strisciata sulla parte di metallo eccedente. Segue la rifinitura con carta vetrata 1000 e 5000 e la verniciatura delle parti trattate. 

L’ultima tappa è il riallineamento tra tacca di mira e mirino, agendo sulle viti per la regolazione rispettivamente in altezza (A2) e in deriva (A1). Per risparmiare nel consumo di cartucce, questa operazione può essere effettuata dapprima mirando a un bersaglio con il supporto di un bossolo collimatore  al laser di alta qualità (evitare i prodotti cinesi), inserita in una camera nel cilindro, e successivamente rifinendo il posizionamento della tacca in altezza e in derivazione con cartucce vere e revolver montato su supporto. 

Conclusioni

Questa procedura, semplice, ma al contempo indaginosa, è piuttosto conveniente in termine di costi. Infatti, il costo è minimo se si dispone dell’attrezzatura, ma vi sarebbe una convenienza anche qualora fosse necessario acquistare le morse, le pinze e i cacciaviti, considerando che il costo complessivo di questi prodotti non supera il costo di un blocco reggitacca originale, che si aggira tra i 90 euro, se usato, e i 130 euro, se nuovo. Ma soprattutto un blocco originale è difficile da reperire. Una singola tacca costa molto meno, circa 35 euro con accessori inclusi nel set, ma è ancora più difficile reperirne una identica all’originale. Quindi, se non si accettano compromessi di stile, il fai da te è l’unico modo per mantenere l’originalità del pezzo. Un altro vantaggio di questo “fai da te” è l’esercitare una fine abilità manuale, che di tanto in tanto nella vita può tornar utile.