di Enrico Ganz
Questo scritto può interessare pochi cultori del tiro a segno, essendo ormai le armi SIG fuori produzione da molti anni. Infatti, attualmente l’azienda SIG (Schweizerische Industrie Gesellschaft) progetta e produce esclusivamente imballi per bevande. Tuttavia, la produzione armiera SIG è destinata a rimanere nella storia delle armi per l’elevata qualità dei prodotti, sia in termini di meccanica, sia in termini di scelta e di lavorazione dei materiali. Un’elevata qualità fu ottenuta nel modello SIG 47/8, un’arma corta semiautomatica. Il progetto fu perfezionato nelle SIG 9mm P m/49 (usualmente note come “M49”), fornite nella seconda metà del 1949 dapprima all’Esercito danese e successivamente all’Esercito svizzero in calibro 9 Parabellum. Ai danesi furono anche fornite alcune migliaia di conversioni (carrello, molla di recupero e canna) in calibro 5,6×15 mm (22 LR) per l’utilizzo in esercitazioni.
La qualità migliorò ulteriormente negli anni seguenti con la doppia monta del cane (a partire dal 1951 e perlomeno dal numero di serie A 107211) e il rinforzo del telaio (a partire dal 1965, dal numero di serie P57001). Inoltre, nelle versioni sportive p210-5 e p210-6 furono inserite tacche di mira regolabili in altezza e in deriva, nonchè un meccanismo di regolazione per la resistenza allo scatto, che poteva essere quindi ridotta da un valore di 2100-2150 grammi a un valore < 1500 grammi. Su richiesta di tiratori sportivi svizzeri fu prodotta una variante del modello p210-5 con telaio pesante, per ridurre il rilevamento. Furono anche rese disponibili canne in calibro 7,65 Parabellum, per migliorare le prestazioni nel tiro a segno, e la loro lunghezza poteva essere scelta tra tre misure: 12 cm, 15 cm e 18 cm. Negli anni ’80 del XX secolo SIG acquisisce Sauer e vi sono novità meno positive: a partire dal numero di serie P97601 e proseguendo con le pistole numerate da P300001 vi è la transizione dalla raffinata, ma laboriosa, lavorazione dei telai per forgiatura alla più economica fresatura da barre. E’ introdotto inoltre il sistema di lavorazione CNC, ovvero il controllo computerizzato della fresatura.
L’enigma in questione riguarda la canna SIG evidenziata in figura 1. La canna è lunga 15 cm ed è filettata alla bocca per l’avvitamento di due dadi cilindrici, che trattengono con interposizione di una rondella il mirino, montato su un collare stabilizzato sulla canna con chiavetta di Woodruff. I dadi presentano fori, per poter essere stretti con un’apposita chiave di serraggio. La canna è marcata con un codice, che inizia con la lettera A e termina con un inconsueto trattino seguito dal numero 2 (Fig. 2).
La lettera A è il prefisso delle serie matricolari impresse sulle SIG vendute all’Esercito svizzero (A = Armata). In alternativa, potremmo trovare la lettera P, se l’arma fosse stata destinata a civili o a un Corpo di Polizia (P = privato). Non troveremmo nessuna lettera nelle SIG 9mm P m/49 vendute all’Esercito danese tra il 1949 e il 1962: 16.607 pistole (intervallo numerico da 0001 a 16607) destinate tra il 1949 e il 1952 all’HTK (Haerens Tekniske Korps) danese e un ulteriore lotto contrassegnato con matricole da 16610 a 25513 consegnato tra il 1953 e il 1954 all’FKF (Forsvarts Krigsmaterial Vorvalting) danese. L’ultima numerazione dovrebbe essere 35383, risalente al 1962. Infine il prefisso D (D 1 fino a D 6500) riguarda le SIG p210-4, caratterizzate per un indicatore di carica e vendute alla Germania per le Guardie di frontiera (D = Deutschland).
Il prefisso A dovrebbe quindi orientarci a una canna militare, più precisamente destinata all’Esercito svizzero.
A quale data di produzione ci riconduce la matricola?
Il primo ordine di produzione fu effettuato dall’Esercito svizzero nel novembre 1948 e 11 mesi dopo furono consegnate 3.200 armi nella gamma di numerazione da A 100001 a A 103200. Un altro lotto, prodotto nel 1950/51, comprende la gamma da A 103201 ad A 107210 e una terza fase di produzione ha avuto luogo nella gamma di numeri da A 107211 a A 109710. A partire dalla metà degli anni ’70 del XX secolo l’Esercito svizzero adottò la SIG Sauer P220, arma per la quale la canna in questione non sarebbe compatibile.
Controllando una fonte e per quanto sopra detto, la matricola A126690 ci riconduce a un periodo compreso tra gli anni ’50 e gli anni ’60 del XX secolo. Infatti, in questa fonte è riportata una matricola A 166501 associata all’anno di produzione 1969.
Le SIG militari di questo periodo ( e più in generale tutte le armi militari dalla matricola A 120000) sono analoghe alla versione civile SIG p210-2, ovvero presentano mirini e tacche di mira spostabili lateralmente con apposito strumento senza altra possibilità di regolazione; presentano una superficie opacata con sabbiatura e brunitura di colore grigio scuro; presentano guancette in plastica zigrinata di colore nero. La loro canna è lunga 12 centimetri e non porta un mirino alla bocca.
A questo punto sorge l’enigma di una canna con prefisso A, quindi militare, che tuttavia è lunga 15 centimetri e che supporta un mirino alla bocca. Questo mirino corredava le canne realizzate per i modelli SP 47/8 e p210-5, versioni sportive, la seconda evoluzione della prima, presentanti una tacca di mira regolabile in deriva e in altezza. Più precisamente, i dadi per la stabilizzazione del mirino, evidenziabili in figura 1, sono caratteristici della SIG p210-5. Il calibro di queste canne era usualmente 7,65 Parabellum, meno frequenti le canne in calibro 9 Parabellum. La loro lunghezza era usualmente di 15 centimetri, raramente di 18 centimetri.
Per quale motivo dunque la canna presentata in figura ha una matricola militare A126690-2, ma è lunga 15 cm e ha un mirino alla bocca che non “va d’accordo” con la tacca di mira militare, mentre si accorda con le alte tacche di mira montate sulle SIG p210-5 e p210-6?
A una ragionevole ipotesi ci orienta il suffisso – 2 e un’informazione contenuta nel testo di Armbruster dedicato alle SIG: uno dei più frequenti utilizzi del raro suffisso matricolare “-2” era l’ordinazione di una seconda canna all’azienda SIG da parte di un privato.
Forse l’enigma è chiarito. Non è certo, ma è verosimile che un privato avesse acquistato l’arma militare privatizzata, contrassegnata con la matricola A126690, Se avessimo quest’arma, vi individueremmo allora anche una marcatura P. Infatti, in occasione della privatizzazione della M49 nel rispetto di un articolo legislativo era apposta la marchiatura P sulla guardia del grilletto. Per qualche motivo il privato ordinò alla SIG una seconda canna per la sua arma ex militare (o forse ordinò contemporaneamente due canne) e la volle del tipo in uso per le SIG p210-5, ma con la particolarità che fosse in calibro 9×19 mm (la classica canna da 15 cm per SIG p210-5 è invece in calibro 7,65 Parabellum). In tal caso il possessore della SIG M49 dovette sostituire sul carrello l’originaria tacca di mira con una più alta tacca di mira sportiva. Se questa è la vicenda, evidentemente egli volle modificare la sua arma ex militare in arma sportiva, assimilandola a una SIG p210-5, pur con il limite di una resistenza del grilletto più elevata, non regolabile. Inoltre, non fu orientato al surplus di precisione fornito dal calibro 7,65 Parabellum, ma volle mantenere il tipico calibro in uso per l’arma militare.
La seconda ipotesi è che il militare assegnatario dell’arma abbia ottenuto l’autorizzazione di ordinare e montare una canna di maggiore lunghezza rispetto allo standard, associandola a una tacca di mira più alta. Ma è del tutto improbabile che fosse concessa la libertà di apportare queste modifiche all’arma in dotazione.
Quel che è certo è il risultato di quanto accaduto: l’esistenza di una canna piuttosto particolare per l’associarsi di una lunghezza e di una filettaura alla bocca tipica delle SIG p210-5, di un calibro più caratteristico di versioni SIG diverse dalla SIG p 210-5 e di una matricola con un prefisso A, che orienta alle armi militari, e con la particolarità di un raro suffisso -2.
Quale ulteriore particolarità faccio notare che il trattino è preceduto da un puntino (Fig.2) chiaramente inciso quale carattere di stampa; un’ulteriore particolarità, che non è citata nel testo di Armbruster. Se qualcuno fosse in grado di fornirmi una documentazione in proposito, gli sarei grato.
Ma qual’è la prestazione di questa canna?
Per la prova la canna è stata montata su una SIG p210-6 con resistenza del grilletto regolata a 1450 grammi. Purtroppo ho potuto effettuare la prova solamente alla modesta distanza di 13 metri. Dopo 40 tiri lenti ho ottenuto il risultato evidenziato in figura 3.
La prima piccola rosata si è formata all’estrema destra del disco nero avente diametro di 11 centimetri. Corretto il tiro, ho prodotto tre rosate impilate, abbastanza accostate da poter essere considerate un’unica rosata, che “accarezza la guancia destra” del centro. Infine, nel tentativo di ottenere la perfezione, ho ottenuto l’ultima rosata, che lambisce inferiormente il centro,… rimasto illeso. Sei tiri sono esterni al disco nero.
Al di là dei miei attuali limiti, la concentrazione dei tiri nelle rosate indica che la qualità della canna e del sistema meccanico in cui opera sono indiscutibilmente eccellenti.
Bibliografia
Amsler R. La pistola automatica Neuhausen SP 47/8 SIG. Rivista militare della Svizzera italiana. 22, 1950
Armbruster E, Kessler W. Begegnungen mit einer Legende SP 47/8 P210. Kessler Waffen AG, 2017.
Larvatus Prodeo. SIG serial numbers. In: https://larvatus.livejournal.com/355024.html
Wadi A. The swiss SIG P49/P210.