Il Padre Nostro
Immagini nella luce di una preghiera
“Ma liberaci dal male”
ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.
L’avidità
Olio su tela
82 cm X 128 cm
“Liberaci dal male”: ovvero liberaci da quei valori del mondo che allontanano il pensiero e gli affetti da Dio.
“Nessun servo può servire due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà a uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire due padroni: Dio e mammona” (Lc 16, 1-15) preciserà Gesù al termine di una parabola in cui contrappone i figli della luce ai furbi e disonesti figli del mondo.
Una scelta che non è attuabile radicalmente per chi vuole comunque vivere e sopravvivere in questo mondo.
“Il mio Regno non è di questo mondo” esclamò Gesù poco prima di essere crocefisso.
E perciò, amando Dio, San Paolo lascia intendere che i veri cristiani, come Gesù Cristo “sospirano in questo loro stato, desiderosi di rivestirsi del loro corpo celeste”.
Ma anche per colui che non è perfetto, dire consapevolmente: “Liberaci dal male”, significa dare a Dio la disponibilità di privarlo di ogni cosa che ostacoli l’amorevole accoglienza del suo essere in Lui.
Composizione del dipinto “L’avidità”
In primo piano una scacchiera su cui sono sparse alcune pedine del gioco degli scacchi: un finale di partita. Il desiderio del giocatore: forse affermare la superiorità del suo intelletto su un altro giocatore, forse vincere per guadagnare un premio. O forse solo scoprire le concatenazioni di mosse utili per ottenere l’obiettivo prestabilito, lo “scacco matto”: un’emotività conoscitiva, come quella dell’archeologo, che ricerca con passione testimonianze nascoste di antiche civiltà; dell’astrofisico, che con strumenti e modelli matematici indaga sui misteri dell’universo; dello scultore, che in una massa informe di materia lavorabile con lo scalpello consegna ai suoi e ai nostri sensi una forma altrimenti inafferrabile della sua mente; del profeta, che cerca di conoscere chi lo chiama, recandosi nel deserto, perché né i sensi, né la matematica, né strumenti scientifici potrebbero fornirgli un chiarimento.
In tutte queste situazioni, qualunque sia l’obiettivo, nell’uomo che cerca si accendono pulsioni di possesso, che, solo risolvendosi in un servizio per l’umanità, introducono a un percorso di santità. Nell’episodio delle tentazioni nel deserto Gesù ci ha testimoniato che anche un profeta sarebbe sopraffatto da queste pulsioni e condotto al Male, se dimenticasse di ascoltare la volontà di Dio, per farla propria e mettersi al servizio del prossimo.
La scacchiera del dipinto ci ricorda la “scacchiera” del mondo, in cui tante azioni si compiono per possedere. Queste pulsioni traspaiono sul volto del giocatore ritratto; egli fissa lo sguardo nel vuoto e stringe con la mano un velo, simbolo della vacuità insita nel possedere.