LA GASTRECTOMIA - CAPITOLO 2.10
INDICAZIONI ALLA GASTRECTOMIA: GASTRINOMA
Il gastrinoma è un raro tumore secernente gastrina, che origina da cellule neuroendocrine. L’incidenza è di 0,5-2 casi/milione di individui in una popolazione/anno (Jensen, 2012). Il gastrinoma è sporadico in circa il 75% dei casi; nel 25% dei casi è associato alla sindrome MEN1 (Norton, 1999). Macroscopicamente appare in forma di nodulo. Istologicamente è costituito da travate di cellule contenenti granuli argirofili ed elettrondensi. Il 60% dei gastrinomi è localizzato nel pancreas, il 40% nel duodeno; occasionalmente sono riscontrati nell’antro gastrico (Modlin, 2008), nei linfonodi peripancreatici (Arnold, 1994; Dralle, 2018), nel digiuno (Wang, 2015), nel fegato o nella parete dei dotti biliari (Norton, 2018). Al momento della diagnosi questo tumore presenta dimensioni mediamente maggiori nel pancreas (3,8 cm) che nel duodeno (0,9 cm) (Jensen, 2012; Zogakis, 2003). Nel pancreas è localizzato quasi esclusivamente in sede cefalica; nel duodeno è più frequente in regione bulbare. Nei pazienti affetti da sindrome MEN1 il gastrinoma è frequentemente multiplo. In una casistica di 65 pazienti con gastrinoma duodenale nel 54% dei casi erano presenti metastasi linfonodali, nell’8% dei casi metastasi epatiche (Thom, 1991). Le metastasi raggiungono inizialmente i linfonodi peripancreatici; seguono le metastasi epatiche. Le metastasi sono più frequenti nel caso di gastrinoma pancreatico.
La sintomatologia è dominata da importante diarrea, esofagite e ulcere peptiche gastriche, duodenali e digiunali, (sindrome di Zollinger Ellison) (Norton-Foster, 2018; Roy, 2000). Il comune fattore causale di queste manifestazioni è l’ipersecrezione gastrica mediata da elevati livelli plasmatici di gastrina, prodotta dal tumore.
Importante fattore di rischio è la sindrome MEN1, in cui un gastrinoma si manifesta nel 50-60% dei casi. Nel 20-25% dei casi il gastrinoma è associato a questa sindrome (Alexakis, 2004).
La MEN1 è una malattia autosomica dominante caratterizzata da un difetto genetico nel gene soppressore MEN1, localizzato nel braccio lungo del cromosoma 11. Le neoplasie derivano da mutazione secondaria sull’allele normale (Thakker, 2012). L’iperparatiroidismo è la prima e più comune manifestazione della MEN1. All’età di 40 anni ne è affetto il 90% dei pazienti. E’ associato a iperplasia delle paratiroidi, ma una o più ghiandole possono essere normali. Nella MEN1 sono anche comuni i tumori endocrini del pancreas: multicentrici (Jensen, 2008), a lento accrescimento, in forma di adenomi o di carcinomi. Il più comune è il gastrinoma, che in almeno il 90% dei casi è localizzato nella parete duodenale (Northon, 2018), è piccolo (< 0,5 cm) ed è associato frequentemente a metastasi nei linfonodi peripancreatici e periduodenali. Segue l’insulinoma, che nel 5% dei casi è maligno. Più rari i glucagonomi, VIPomi (sdr di Verner Morrison) e PPomi (Farndon, 1997). Completano il quadro patologico della MEN1 gli adenomi ipofisari: prolattinomi e, più rari, gli adenomi secernenti GH. Questi tumori si manifestano più spesso nella IV decade, possono comprimere il chiasma ottico e recidivano spesso dopo l’asportazione.
Diagnosi
I parametri orientativi per la diagnosi di gastrinoma sono una gastrinemia > 100-150 pg/ml, un pH gastrico < 2 e una secrezione gastrica acida basale > 15 mEq/ora o, in caso di vagotomia, > 5 mEq/ora (Farndon, 1997).
Tale dato orienta ad escludere il feocromocitoma o l’acloridria secondaria ad anemia perniciosa, ulcera gastrica o gastrite atrofica come cause di ipergastrinemia.
Rimane la diagnosi differenziale con:
– ipercalcemia (può coesistere in caso di MEN I);
– iperplasia delle cellule G;
– antro gastrico ritenuto dopo gastroresezione;
– ostruzione pilorica;
– sindrome da intestino corto;
– insufficienza renale.
Le ultime quattro condizioni sono facilmente individuabili.
Se la calcemia è nella norma e la gastrina sierica a digiuno > 1000 pg/ml ci si orienterà senz’altro alla diagnosi di gastrinoma. Tuttavia, se la gastrinemia è compresa tra 100 e 1000 pg/ml sono necessarie ulteriori indagini per distinguere il gastrinoma dall’iperplasia delle cellule G:
– test provocativo: 12 ore di digiuno e prelievo 0, 5, 10 e 15 min dopo iniezione di secretina 2 U/Kg ev. Si rileverà un aumento di almeno 200 pg/ml sopra il valore basale in caso di gastrinoma; scarsa risposta in caso di iperplasia delle cellule G (Norton, 1994). In alternativa, al fine di migliorare la sensibilità del test fino a un valore del 94% e della sensibilità al 100% può essere somministrata secretina 0,4 ug/Kg sc; il valore soglia della gastrinemia è in questo caso 120 pg/ml (Metz, 2008).
In caso di test di stimolo con pasto standard, al contrario, la gastrina raddoppia in caso di iperplasia delle cellule G, ma resta inalterata in caso di gastrinoma.
Le tradizionali indagini radiologiche non sono frequentemente sufficienti per la localizzazione di un gastrinoma: l’ecografia ha una sensibilità del 20%, la TC con mdc ha una sensibilità del 50% sia per il tumore, sia per le metastasi epatiche (Wank, 1987), e la RM è migliore della TC solo nelle immagini T2 e con gadolinio ((Semelka, 1993), per individuare le metastasi epatiche.
Sono state perciò sviluppate altre tecniche diagnostiche. L’ecoendoscopica ha una sensibilità dell’85% (Thompson, 1994). La scintigrafia con 111In coniugato ad octreotide ha una sensibilità dell’80% (Schirmer, 1995). Falsi negativi si osservano per varianti molecolari del recettore per la somatostatina espresso dalle cellule neoplastiche, che non legano il tracciante.
La 68Ga DOTA peptide PET/TC offre opportunità diagnostiche interessanti. Per esempio, in un’iniziale esperienza la 68Ga-DOTANOC PET/TC ha ottenuto una percentuale di rilevazione del 68% e il suo utilizzo è sembrato interessante in associazione alla TC. Infatti, in un gruppo di pazienti con TC negativa questo esame ha consentito di rilevare un gastrinoma nel 36% dei casi; nel gruppo di pazienti con TC sospetta, la percentuale di rilevamento è stata del 93% (Naswa, 2013). In una meta-analisi di 22 studi la 68Ga DOTA peptide PET/TC ha ottenuto una sensibilità del 93% e una specificità del 95% per la diagnosi di tumore neuroendocrino (Geijer, 2013).
Raggiunge una sensibilità del 90 – 100% il cateterismo arterioso selettivo dell’arteria splenica, mesenterica superiore e gastro-duodenale, seguito da iniezione di secretina e calcio e prelievo da vena periferica per dosaggio della gastrina; l’esame è completato da un’arteriografia con proiezioni multiple, per evitare la sovrapposizione di strutture ossee sull’eventuale ipervascolarizzata lesione (Imamura, 1993). Questo esame è indaginoso e invasivo; perciò, attualmente è meglio sostituito da TC e 68Ga DOTA peptide PET/TC.
La laparoscopia esplorativa con ultrasonografia intraoperatoria è un’altra possibilità diagnostica, come pure la più tradizionale laparotomia esplorativa. E’ fondamentale un’accurata esplorazione del “triangolo del gastrinoma”, un’area in cui si trova l’80% dei gastrinomi: è compresa tra istmo del pancreas medialmente, giunzione cistico-coledococica superiormente, seconda e terza porzione duodenale lateralmente e inferiormente (Stabile, 1984). Si ricercheranno i gastrinomi pancreatici con ecografia e quelli duodenali per transilluminazione tramite endoscopio posizionato nel duodeno (Frucht, 1990) ed eventualmente con palpazione della mucosa duodenale tramite duodenotomia per via laparotomica. Sono infine utili prelievi di linfonodi regionali; infatti sono noti rarissimi casi di gastrinoma primitivo dei linfonodi peripancreatici, dove sono talora presenti normali cellule neuroendocrine.
Terapia
Le possibilità chirurgiche variano in rapporto alla sede e alle dimensioni del tumore: enucleazione con guida ecografica, per evitare lesioni del dotto pancreatico; resezione duodenale; ampie resezioni pancreatiche, indicate in caso di MEN1 per la multicentricità e la metacronicità dei tumori neuroendocrini (duodeno-cefalopancreasectomia, pancreasectomia sinistra, duodeno-pancreasectomia totale). Il timing del trattamento chirurgico in caso di gastrinoma associato a MEN1 non è chiaramente definito, essendovi orientamenti per un approccio chirurgico in caso di gastrinoma > 2 cm e orientamenti al trattamento chirurgico non appena sia ottenuta una diagnosi di gastrinoma indipendentemente dalla sua dimensione (Shao, 2019). Si deve considerare il manifestarsi di tumori metacroni nella MEN1, ma non è univocamente definibile se sia più opportuno effettuare ampi interventi demolitivi, che coinvolgono il pancreas e il duodeno, compromettendo significativamente la qualità di vita con mortalità postoperatoria non trascurabile, o intervenire in modo mirato con tumorectomia secondo necessità in corso di follow up (Doi, 2015; Jensen, 2012; Norton-Foster, 2018; Norton-Krampitz, 2018; Tonelli, 2006).
Nel caso dei rari gastrinomi in sede gastrica è opportuno tentare in prima linea la resezione endoscopica (Li, 2012), ma è da considerare la possibilità che residuino metastasi linfonodali; non vi sono chiari criteri per orientarsi al trattamento chirurgico, piuttosto che endoscopico. Si deve considerare che la linfoadenectomia regionale è considerata utile nel migliorare la sopravvivenza dei pazienti con gastrinoma, in particolare se non vi sono fattori prognostici negativi: localizzazione pancreatica, dimensione del tumore = > 25mm, gastrinemia preoperatoria = > 3000pg/ml, metastasi epatiche (Bartsch, 2012). Se al momento dell’intervento non si rilevano metastasi epatiche, meno del 5% dei pazienti ne svilupperà dopo l’asportazione del gastrinoma e dei linfonodi regionali (Fraker, 1994). Le metastasi linfonodali non peggiorano la prognosi, se non sono presenti metastasi a distanza. Se sono presenti metastasi epatiche la sopravvivenza a cinque anni è del 20% (Ellison, 1995).
L’asportazione anche parziale di tessuto tumorale metastatico aumenta la sopravvivenza a cinque anni dal 30% all’80% e migliora la qualità di vita rispetto all’astensione dal trattamento chirurgico (Danforth, 1984; Falconi, 2016). In presenza di metastasi epatiche la metastasectomia fornisce risultati migliori in termini di sopravvivenza rispetto alla chemo-embolizzazione (Osborne, 2006) e non è inferiore in termini di sopravvivenza al trapianto epatico; quest’ultimo non è quindi un approccio convincente (Gedaly, 2011; Le Treut, 2013), pur essendovi alcuni sostenitori che nel caso generale dei tumori neuroendocrini individuano nei cosiddetti “criteri di Milano” le indicazioni per ottenere in un sottogruppo di pazienti una sopravvivenza migliore dopo trapianto epatico rispetto ad altre terapie (Mazzaferro, 2016). Si deve tuttavia tenere presente che la metacronicità dei gastrinomi nella MEN1 potrebbe annullare i benefici di un trapianto epatico.
Il trattamento chemioterapico è di scarso beneficio ed è riservato alle forme avanzate. Non vi è un trattamento specifico per il gastrinoma: gli schemi chemioterapici per i tumori neuroendocrini sono definiti indipendentemente dall’ormone secreto. Il primo chemioterapico che ha evidenziato un effetto nei confronti di un tumore neuroendocrino è stata la streptozotocina (Murray, 1968). Altri farmaci alchilanti utilizzabili sono la clorozotocina, la dacarbazina, la temozolomide. Sono utilizzabili inoltre oxaliplatino e capecitabina. Più convincenti sono risultate le recenti molecole everolimus e sunitinib, che nelle linee guida AIOM trovano indicazione con forza di raccomandazione “positiva forte” nei tumori neuroendocrini pancreatici localmente avanzati non resecabili o metastatici in progressione (AIOM, 2018).
In futuro si potrà comprendere l’utilità della terapia radiorecettoriale con 177Lu-dotatate (Falconi, 2016; Marx, 2018). L’indicazione concerne più in generale le metastasi epatiche da tumori neurendocrini funzionanti e non funzionanti G1 o G2 esprimenti i recettori per la somatostatina.
Il trattamento sintomatico si avvale degli inibitori della pompa protonica a elevato dosaggio (omeprazolo 60 mg/die) e dell’octreotide in unica dose di 20 mg a lento rilascio ogni 28 giorni.
Quale ruolo per la gastrectomia?
Prima dell’avvento dei farmaci antisecretivi (McCartey, 1977) la gastrectomia era il trattamento palliativo di scelta (Ellison, 1964; Fox, 1974). Attualmente la gastrectomia è ancora indicata qualora all’esplorazione chirurgica non sia stato possibile identificare il gastrinoma o resecarne le metastasi e il paziente sia gravemente sintomatico, trascurando o non volendo assumere la terapia farmacologica prescrittagli.
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