LA GASTRECTOMIA - CAPITOLO 5 (PARTE3)

Gastrectomia per via toracica

L’ accesso toracico in sesto spazio intercostale sinistro è utile nei tumori del fondo gastrico e del cardias, consentendo di asportare oltre al terzo inferiore dell’esofago anche i linfonodi periesofagei tra diaframma ed ilo polmonare sinistro, strutture che in queste localizzazioni dell’adenocarcinoma sono spesso interessate da metastasi. Inoltre, tramite questo accesso si possono asportare agevolmente i linfonodi splenici, dell’arteria gastrica sinistra e del tronco celiaco. E’ stato segnalato che questo accesso non consente un’agevole asportazione dei linfonodi dell’ilo renale sinistro, altra sede caratteristica della diffusione neoplastica dal cardias. Tuttavia, attualmente non si ritiene utile eseguire l’asportazione di questa stazione linfonodale.

Il paziente è posto in decubito dorso-laterale destro, con il braccio sinistro in alto e in avanti, la gamba sinistra tesa e la destra un po’ flessa (fig. 5.11); il tavolo operatorio è leggermente spezzato in corrispondenza del fianco.

I principali tempi dell’intervento sono i seguenti:

– Toracotomia in 6° spazio intercostale sinistro. L’incisione è compresa tra angolo della scapola e giunzione costo-condrale: incontra dal piano superficiale a quello profondo cute, sottocute, muscolo grande dorsale e dentato anteriore, muscoli intercostali e pleura. I muscoli intercostali sono sezionati all’inserzione sul bordo craniale della settima costa, per evitare la lesione del peduncolo vascolo-nervoso decorrente sul bordo caudale della sesta costa.

Scollamento dei muscoli paraspinali dalla sesta, settima e ottava costa, per esporre adeguatamente il collo della settima costa.

– Resezione di un segmento della settima costa lungo 1-2 cm posteriormente all’angolo costale: esposto circonferenzialmente il periostio con un periostotomo di Doyen, si asporta il segmento costale con costotomo.

 

Fig. 5.11

Gastrectomia: accesso toracico

– Incisione della pleura caudalmente all’arco aortico e sopra il bronco principale sinistro.

– Prelievo di un linfonodo sottocarenale per esame estemporaneo.

L’intervento prosegue con la gastrectomia, posponendo la mobilizzazione dell’esofago, per evitare un continuo scolo ematico dal settore mediastinico durante la procedura addominale. L’accesso addominale è transdiaframmatico: il diaframma è sezionato circonferenziale in prossimità della parete toracica sinistra; l’incisione termina anteriormente dietro lo sterno. L’intervento prosegue con lo scollamento colo-epiploico. Ribaltato lo stomaco in alto, segue la linfoadenectomia del tronco celiaco e la sezione dei vasi splenici (o dell’arteria gastro-epiploica sinistra e dei vasi gastrici brevi, se la milza è lasciata in sede), dei vasi gastrici sinistri, etc., completando la gastrectomia.

Seguono i seguenti tempi:

– Distacco dai pilastri diaframmatici del tessuto fibroadiposo e linfatico retroperitoneale dall’asse celiaco allo iato esofageo.

– Legatura dell’arteria frenica inferiore.

– Sezione circolare del diaframma attorno allo iato esofageo.

– Legatura transdiaframmatica di vena azygos e dotto toracico.

L’intervento prosegue quindi nel cavo toracico come segue.

– Incisione pleurica lungo l’aorta fino all’arco aortico;

– legatura delle arterie della metà inferiore dell’esofago;

– spostamento mediale del tessuto periaortico fino a scoprire la colonna vertebrale;

– divisione sopra la colonna vertebrale di arterie intercostali destre e di vene intercostali sinistre;

– distacco dal piano vertebrale della radice del mesoesofago;

– legatura delle arterie e delle vene intercostali destre nell’angolo costo-vertebrale destro;

– incisione pericardica dalla vena polmonare superiore sinistra fino al diaframma; 

– rimozione del pezzo operatorio, sezionando l’esofago e il legamento polmonare destro.

Al termine della ricostruzione l’intervento è concluso con:

– posizionamento di digiunostomia (fig. 10.1.1);

– posizionamento di drenaggio sottoepatico;

– chiusura della frenotomia con punti staccati ad X;

– posizionamento in torace di due drenaggi tubulari Ø 32 Fr con estremità rispettivamente all’apice e alla base;

– chiusura della toracotomia: accostamento delle coste con alcuni fili assorbibili robusti; sutura del muscolo gran dorsale, dentato anteriore, etc.

L’accesso combinato addominale e toracico destro in 5° spazio intercostale consente una più estesa resezione esofagea e una più radicale linfoadenectomia in caso di tumore del cardias. Se si utilizza una ricostruzione con ansa digiunale in Y, l’estremo limite craniale della sezione esofagea è nella concavità dell’arco della vena azygos (Guillem, 1999). Se la sezione esofagea è più craniale, il digiuno non potrebbe essere ulteriormente mobilizzato. Infatti, un’ulteriore sezione del meso ne comprometterebbe la vascolarizzazione. In questo caso si deve utilizzare un’interposizione esofago – duodenale con ansa colica. La figura 5.11 mostra le linee di sezione possibili per ottenere un segmento colico corto o lungo secondo necessità. L’incisione parieto-colica sinistra, lo scollamento del mesocolon sinistro dalla fascia di Toldt, la sezione del legamento spleno-colico e la sezione del mesocolon trasverso al di sotto delle arcate vascolari consentono una preliminare mobilizzazione colica, che deve essere completata con le sezioni vascolari e con la sezione del colon trasverso ai livelli indicati in figura. Se è sufficiente un segmento colico corto, si seziona il ramo sinistro dell’arteria colica media; se è richiesto un segmento colico lungo, è sezionata l’arteria colica media e la sezione colica può essere effettuata a livello della flessura destra.

Fig. 5.12 La figura evidenzia le linee prossimali di sezione nella preparazione di un segmento colico peduncolizzato sul ramo sinistro dell’arteria mesenterica inferiore. E’ qui rappresentata la più comune ramificazione dell’arteria mesenterica superiore in arteria colica media, arteria colica destra e arteria ileo-colica. Nella casistica autoptica di Sonneland e al. essa è risultata presente in un quarto dei casi.

La via toraco-freno-laparotomica è di interesse storico, essendo associata a significativa morbilità postoperatoria (dolore, insufficienza respiratoria), ospedalizzazione più prolungata e maggiore danno estetico. La toracotomia sinistra, precedentemente descritta, è allargata conducendo l’incisione fino alla linea alba, nel punto di mezzo tra apice del processo xifoideo e ombelico. In alternativa l’incisione intercostale è condotta nel 7° o nell’8° spazio intercostale. Il ponte cartilagineo dell’arcata costale sinistra è sezionato e il diaframma è sezionato radialmente tra iato esofageo e parete toracica.

Orientamenti operatori

– La laparotomia sottocostale bilaterale non offre sostanziali vantaggi rispetto alla laparotomia xifo-ombelicale per l’esecuzione di una gastrectomia. Consente una più ampia visuale sul piano sovramesocolico, ma è associata a maggiore dolore e a maggiore compromissione della funzionalità respiratoria nel postoperatorio.

– La resezione gastrica per adenocarcinoma deve essere preceduta da un’accurata esplorazione delle superfici peritoneali e del fegato e da un lavaggio peritoneale per esame citologico. Infatti, la presenza di metastasi peritoneali o epatiche indica una sopravvivenza a cinque anni nulla, qualunque sia l’intervento effettuato. Tale dato può orientare a un trattamento più conservativo della gastrectomia.

– L’omento è asportato integralmente  in corso di gastrectomia per tumore gastrico T3 o T4. In caso di tumore T1 o T2 è proponibile asportare solo il legamento gastro-colico, conducendo la sezione 3-4 cm esternamente all’arcata gastro-epiploica (linee guida JGCA, 2011).

– In caso di adenocarcinoma T2 o T3 localizzato sul versante posteriore dello stomaco è stato proposto di migliorare la radicalità oncologica, asportando anche il foglietto superiore del mesocolon e, in continuità, il rivestimento peritoneale del pancreas (“borsectomia”). Non vi sono evidenze che questo provvedimento migliori la sopravvivenza o che riduca le recidive. Depositi metastatici micro-macro-scopici nel peritoneo sono espressione di una malattia diffusa. La borsectomia aumenta i tempi operatori e le complicanze, in particolare l’emorragia in sede di dissezione e la pancreatite.

– Nei tumori dell’antro non sono quasi mai interessati i linfonodi dell’ilo splenico (< 1% dei casi) (De Aretxabala, 1987) e paracardiali sinistri (< 1% dei casi); dunque non è necessario effettuare la splenectomia e un’alternativa oncologicamente valida alla gastrectomia è la gastroresezione. Tuttavia, la gastrectomia è indicata se coesiste un fattore predisponente a neoplasie metacrone, per esempio la sindrome del cancro gastrico di tipo diffuso e la poliposi gastrica adenomatosa.

– Si riduce in modo accettabile il rischio di recidiva gastrica se la sezione è effettuata a distanza di 5 – 6 cm dai poli palpabili caudale e craniale della neoplasia (Hornig, 1977; Bozzetti, 1982).

– Qualora sia indicata una sezione esofagea nel mediastino (linite plastica, tumore localizzato in prossimità del cardias) e il paziente abbia un elevato rischio anestesiologico, è opportuno evitare l’accesso toracotomico. Si può ottenere un’adeguato accesso al mediastino anteriore sezionando il diaframma attorno allo iato esofageo. L’apertura diaframmatica è allargata ulteriormente con un’incisione radiale anteriore. Il pericardio è separato dal circostante tessuto adiposo e la pleura mediastinica è incisa. Sono quindi asportabili i linfonodi para-aortici e para-esofagei inferiori (Adam, 1999). La posizione di Trendelemburg e retrattori illuminanti migliorano la visione sul mediastino. La continuità della via digestiva è ristabilita con ansa alla Roux anastomizzata latero-terminalmente all’esofago con l’ausilio di una suturatrice EEA.

 

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